PHOTO CREDIT · Ben Hunt
Parolacce gratuite, il caso: perché Verstappen è dalla parte del torto e la Fia fa bene a punirlo
domenica 22 settembre 2024 · Fuori tema
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Pronti coi popcorn? Benissimo. Ben Sulayem alla vigilia del Gran Premio di Singapore tornava sull’argomento del linguaggio colorito che i piloti usano nelle conversazioni, non solo coi box: “Non siamo rapper, c’è una differenza fra il nostro sport e la musica rap”.
Hamilton – che col nuovo presidente, tra perentesi, non s’è mai trovato benissimo, fin dal principio – se l’è presa e l’ha pompata: “Molti rapper sono neri, ha scelto male le parole. C’è una matrice razzista in questi commenti”.
Non c’è, ovviamente, la matrice razzista e lo sa benissimo pure Hamilton. Piuttosto, il punto è che quest’immagine del pilota cafone viene alimentata soprattutto da un’inflazionata trasmissione di team radio in cui, legittimamente, pilota e ingegnere si dicono quello che gli pare. Del resto, “se uno è stronzo – insegnava Gianfranco Funari – non je posso di’ stupidino, je devo di’ stronzo”.
A ogni modo, adesso c’è una richiesta implicita della Fia alla regia internazionale: “Abbiamo consentito di trasmettere più team radio, ma ci sono delle regole e quindi rispettiamole”.
Già, le regole: sempre la Fia recentemente ha generalizzato la definizione di “cattiva condotta” nel Codice Sportivo, affinché ci fossero le basi legali per punire ogni minimo abuso verbale, in tutte le attività ufficiali a cui partecipano i piloti, ma anche i team manager e gli ingegneri.
E se per i team radio ci può stare l’attenuante della concitazione di una qualifica o di una gara, non ci sono scusanti per le interviste, a freddo, nella serenità di una conferenza stampa per esempio. Perciò è indifendibile Verstappen che, piccato per la reprimenda e la condanna a “qualche lavoro socialmente utile” per una parolaccia che gli è scappata giovedì coi giornalisti, dopo le qualifiche si esprimeva a monosillabi negli spazi della Fom: “Altrimenti rischio di prendere un’altra multa”.
A tutte le domande ha risposto nel paddock, fuori dal recinto ufficiale, infantile e sfrontato com’è sempre stato. E dispiace che in questa protesta sconclusionata abbia ricevuto, pare, l’appoggio degli altri nella chat privata del sindacato e comunque un assist pubblico da Hamilton, il quale commentava: “Fossi in lui, questa penalità non la sconterei”.