La Ferrari senza Allison. Con un bisogno disperato di un profilo trasversale

venerdì 29 luglio 2016 · Mercato
tempo di lettura: 2 minuti

È Mattia Binotto il nuovo direttore tecnico della Ferrari. Ovviamente è un interim piuttosto che una promozione definitiva, perché Binotto è motorista e Maranello invece ha bisogno urgente di un profilo più trasversale adesso che se n’è andato James Allison.

Laureato a Cambridge nel 1991, subito alla Benetton, poi alla Larrousse, Allison alla Scuderia aveva lavorato già tra il 2000 e il 2005 al servizio di Ross Brawn. C’era tornato nel 2013 dalla Lotus, doveva essere lui il traghettatore convinto della rossa nell’era post Montezemolo. Invece qualcosa s’è inceppato, la Ferrari è rimasta dietro, Marchionne ha rimesso mano all’organico.

La lettura dell’evoluzione del rapporto con la Scuderia comunque non è immediata e non è univoca. Allison attraversa una situazione familiare travagliata, a marzo ha perso la moglie per meningite fulminante, giustamente s’era preso una pausa e la Ferrari non gli aveva fissato scadenze.

Oggi ufficialmente l’addio alla rossa è “separazione consensuale”, tra ringraziamenti e auguri reciproci: “Il team – le parole di Maurizio Arrivabene – ringrazia James per l’impegno e il sacrificio e gli augura successo e serenità per i futuri impegni”.

Ma Berger da osservatore esterno, attento e critico, qualche domanda se l’è fatta, perché neanche una settimana fa, quando sul web imperversava la bufera a valle dello smacco di Silverstone, la Ferrari aveva scritto che la posizione di Allison era al sicuro: “O non lo sapevano, oppure hanno mentito”.

Allison, Arrivabene, Berger, Binotto, Ferrari, Hockenheim,