FIA vs FOTA: c’è l’accordo (con l’uscita di Mosley). La cronologia completa degli eventi

venerdì 26 giugno 2009 · Politica
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Nel 2008 il paddock è come il mondo prima della Grande Guerra: una polveriera con tante scintille. Esplode quando la Federazione avanza la proposta di un limite di spesa: Mosley fa sul serio, le squadre si convincono che la strada per contrastarlo passa per la costituzione di un fronte compatto. È il 21 luglio, a Maranello nasce la FOTA e comincia ufficialmente lo scontro.

La FOTA è l’associazione dei team, Formula One Team Association: è spinta da Luca Cordero di Montezemolo e raggruppa tutte le squadre. Mosley l’approva, ma ne teme il potere. Per questo tira dritto con le sue tesi e il 16 ottobre lancia il bando per la fornitura di un motore unico per contenere le spese.

Che sia equalizzazione o standardizzazione delle unità, per il Consiglio d’Amministrazione della Ferrari fa poca differenza: il Cavallino minaccia di uscire per correre altrove. Intanto Cosworth vince l’appalto, con l’impegno di realizzare propulsori a basso prezzo.

La FOTA elabora il suo piano alternativo. A dicembre conquista il primo traguardo: l’intesa con la FIA per un taglio di costi immediato, fra limitazioni e divieti in ambito tecnico.

Per Mosley ancora non basta a salvaguardare la sopravvivenza della Formula 1: il 17 marzo 2009 la FIA riprende l’idea del tetto di spesa e diffonde i dettagli del regolamento 2010, con budget controllato di 30 milioni di sterline e libertà di progetto oppure, in opzione, libertà di spesa con rispetto integrale delle regole tecniche.

Fra le novità Mosley infila anche la modifica del sistema di assegnazione del Titolo Mondiale: è una mossa astuta che sposta l’attenzione dei media generalisti e lascia in secondo piano la polemica su quello che i costruttori temono diventi “un campionato a due velocità”.

Intanto esplode il caos sui diffusori e sui fondi doppi. Che accresce il malcontento dei grandi costruttori nei confronti della FIA. Ma la FOTA resta unita, contro ogni aspettativa. E la Federazione gioca ancora in contropiede: il 29 aprile, nella seduta che squalifica la McLaren con la condizionale per i fatti di Melbourne, Mosley fa in modo che il Consiglio Mondiale ratifichi a sorpresa le norme per il 2010. Per la Ferrari diventa una questione privata.

Forte del diritto di veto sui cambi di regolamento, la Scuderia presenta ricorso al Tribunale delle Grandi Istanze di Parigi. Il reclamo è respinto per ritardo di esercizio del veto: il Cavallino si indebolisce, Mosley si rafforza e anticipa da novembre a maggio il termine ultimo per le iscrizioni al Mondiale. La FIA sostiene abbia ricevuto almeno 15 proposte di nuovi team attratti dalla prospettiva del budget-cap.

Il 25 maggio la Williams rompe il fronte e, per doveri contrattuali con la FIA è la prima a presentare regolare domanda di ammissione: paga con l’esclusione immediata dalla FOTA. Ma presto si muovono anche le altre, Ferrari compresa, e inviano richiesta formale di partecipazione al campionato, in extremis sulla chiusura delle iscrizioni, in forma congiunta e con riserva, nella speranza di portare avanti la contrattazione, modificare il regolamento e firmare il nuovo Patto della Concordia. La Force India di Vijay Mallya è l’unica a rinunciare alle clausole poste dagli altri: è la seconda squadra sospesa dalla FOTA.

Al Gran Premio di Turchia si muove l’associazione dei piloti, che garantisce il massimo sostegno alla politica dei team. Prende forma l’ipotesi della scissione e del campionato alternativo. Allora il 9 giugno Mosley scrive pubblicamente alle squadre, riapre al dialogo, ma chiede in cambio l’iscrizione senza condizione. I team rispondono privatamente, con contenuti che secondo un portavoce della FIA “non sono del tutto negativi”.

A meno di 24 ore dalla pubblicazione della lista degli iscritti al Mondiale 2010, Mosley incontra ancora una volta la FOTA. Sfuma l’accordo definitivo, ma il 12 giugno la FIA colloca d’ufficio Ferrari, Red Bull e Toro Rosso nella entry-list ufficiale accanto a Williams e Force India, rigettando le loro clausole perché incompatibili con gli accordi stipulati nel 2005.

Resta l’asterisco solo per McLaren, Renault, Toyota, BMW e Brawn che hanno una settimana per ritirare ogni riserva. Pena l’esclusione definitiva. Mosley scioglie anche il nodo sui debuttanti: fra tutte le candidature recepite, accetta quelle di Campos, Manor e USF1, tutte motorizzate Cosworth, per una griglia a 13 squadre e 26 macchine.

La Ferrari insiste e non riconosce l’iscrizione d’ufficio. Nel frattempo, dalla parte dei ribelli della FOTA si schiera anche l’ACEA, l’associazione europea dei costruttori di auto, con un comunicato durissimo che esige dalla FIA “un sistema di governo più moderno e trasparente”. La Federazione è serafica: “Riducendo i costi in Formula 1, i membri dell’ACEA risparmieranno capitale per il loro core-business”.

Il 17 giugno le squadre tendono la mano alla FIA, ma chiedono il limite di giri per i motori Cosworth; Mosley replica che “la Cosworth non ha risorse e tempo per ridefinire i propulsori” e che comunque “non c’è rischio di vantaggi rilevanti per i team debuttanti”.

La svolta arriva il 19 giugno: la FOTA rigetta la proposta del tetto di budget a 100 milioni di sterline e avvia le pratiche per la serie parallela. Tira in causa anche Ecclestone per i ritardi dei pagamenti dei diritti commerciali. Mosley lancia l’azione legale e congela le iscrizioni, ma il 24 giugno alza bandiera bianca di fronte al Consiglio Mondiale e soprattutto, dopo l’intercessione di Ecclestone.

Le regole del 2009 vengono estese al triennio 2010-2012, con l’unanimità delle squadre sull’abolizione del budget-cap e del kers. È la vittoria netta della FOTA che ottiene la promessa di rinnovo del Patto della Concordia e il ritiro della candidatura di Mosley alla rielezione della presidenza della FIA.

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