Toyota getta la spugna: subito fuori nel 2010. Esce l’ultima traccia d’oriente

mercoledì 4 novembre 2009 · Dal paddock
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L’aveva detto Ecclestone nel 2007: “La Formula 1 non è fatta per i giapponesi. C’è proprio una differenza di cultura rispetto all’Europa. Non hanno coraggio, sono terribilmente conservativi e in Formula 1 non funziona”. Se n’era andata la Honda senza gloria un anno fa. Se ne va adesso anche la Toyota, l’ultimo baluardo del sol levante nel circus dopo l’uscita della Bridgestone.

Toyota chiude bottega dopo 8 anni di spese senza vittorie. Il diffusore doppio quest’anno ce l’aveva anche la TF109, dalla prima gara come la Brawn, ma Button ha vinto i titoli e la Toyota ha fatto un terzo dei punti dei campioni del mondo

Trulli ad Abu Dhabi diceva: “Non so se l’anno prossimo correrò per loro perché non so se la Toyota ci sarà”. Infatti la resa si sentiva nell’aria: da gennaio è smantellato il programma giovani, a maggio è saltato il contratto del Fuji – che è la pista aziendale – per il Gran Premio del Giappone, a ottobre la presidenza ha iniziato a considerare l’eventualità di tagliare i fondi per la Formula 1 almeno del 70%.

John Howett per tutto il mese di ottobre ha discusso l’ingaggio di Raikkonen come se il futuro fosse assicurato. Invece per il consiglio d’amministrazione basta così.

A informare la stampa è Akio Toyoda, numero uno della casa di Tokyo e discendente diretto di Sakichi Toyoda che fondò la compagnia nel 1926. Sakichi diceva: “Quando c’è un problema, chiedetevi cinque volte perché e poi risolvetelo”.

Akio il problema l’ha trovato nel budget: “La crisi che attraversa il settore dell’auto impone severe iniziative. Le risorse a disposizione sono insufficienti per assicurare un team competitivo”. E piuttosto che continuare a fare la comparsa, la Toyota preferisce fermarsi.

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