Season review 2010, episodio 1: l’anno di Hamilton

sabato 27 novembre 2010 · Amarcord
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La prima intervista collettiva della stagione chiama in sala stampa in Bahrain i quattro iridati dello schieramento. C’è anche Hamilton: “Non vedo l’ora di mettermi in macchina”. Sulla MP4/25 spicca la trovata dell’anno: un sistema di canalizzazioni che sul dritto neutralizza la resistenza dell’ala posteriore.

La stampa lo chiama f-duct perché la bocchetta di aspirazione sta in corrispondenza della f della scritta Vodafone. Cominciano a copiarlo tutti. Ma non è determinante più di tanto. O perlomeno non lo è per Hamilton che per la prima coppa dell’anno aspetta fino a quel Gran Premio di Turchia che passa alla storia per il derby della Red Bull. Lottano anche Jenson e Lewis: “Ma la nostra – fa notare Hamilton – è stata una battaglia onesta, non abbiamo mai messo a rischio il risultato”.

Hamilton due settimane dopo vince anche a Montréal dove fa la pole con un bicchiere di benzina e poi resta a secco nel giro di rientro. Le squadre fanno aggiungere una postilla al regolamento delle qualifiche. Mormora Ross Brawn: “Perché altrimenti quello che ha fatto Hamilton lo faranno tutti”.

È di Hamilton anche l’altra furbata che innesca la revisione delle norme dopo Valencia perché Lewis anziché mettersi in coda passa la safety car e paga con un drive-through ritardato che lo lascia in P2. Durissima la presa di posizione di Alonso. Provocatorio il commento di Hamilton: “Non so che vuole, s’è fatto superare pure da una Sauber”.

Non basta la polemica sportiva. Si inasprisce quella tecnica sugli alettoni anteriori di Ferrari e Red Bull che sfiorano il suolo. Su richiesta congiunta di McLaren e Mercedes i controlli della FIA diventano più severi. Hamilton sente la questione. Quando vince a Spa a fine agosto dice: “In Ungheria Vettel ci dava due secondi al giro. Ci siamo chiesti se la macchina fosse legale”.

Settembre è il suo mese nero. Si ritira per incidente a Monza al primo giro. Si ritira anche a Singapore nello scontro con Webber, il secondo dell’anno dopo quello di Melbourne. Però ce la fa a conservare margine su Button in classifica. E a leggere fra le righe il Gran Premio del Giappone, su quel margine il box comincia a costruire la strategia di lungo termine.

Button in Brasile è aritmeticamente fuori dai giochi. Hamilton invece resta in corsa fino all’ultimo, ma gli servono un miracolo e 25 punti: “E non ho niente da perdere”. A fine anno è un po’ più povero perché una volta il primato del campione più giovane ce l’aveva lui.

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