Professione fotografo… in Formula 1: cinque domande a James Moy

lunedì 16 maggio 2011 · Esclusive
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F1WEB: Quante foto avrà scattato finora in carriera?

JM: Centinaia e centinaia. Forse milioni. Ma c’è un severo controllo di qualità. Viene selezionato lo scatto migliore per ciascuna delle angolazioni e solo alla fine si distribuiscono le immagini ai clienti. Quando si usava ancora la pellicola io e miei colleghi facevamo in tutto 500 rullini ogni week-end.

F1WEB: Si è mai perso una foto che avrebbe voluto scattare?

JM: Quasi ogni weekend mi perdo qualche immagine. Succede spesso che vai in giro e vedi un pilota seduto, in condizioni perfette di luce. Io mi preparo, prendo la macchina fotografica e lui se ne va. E comunque sono rimasto sconvolto quando mi sono perso una foto di un incidente di David Coulthard in una sessione privata a Barcellona. Io ero l’unico fotografo, lui si è ribaltato qualcosa come otto volte, proprio di fronte a me. Appena ho cominciato a scattare ho sentito il rumore del rullino che si riavvolgeva nella macchina. Il vantaggio delle foto digitali è questo: non ti finisce mai la pellicola!

F1WEB: Qual è la foto che ama di più?

Me lo chiedono spesso, io non so mai la risposta. Ci sono delle foto che mi piacciono, per motivi diversi. Magari a qualcun altro non dicono niente. In genere mi piace uno stile essenziale. Linee nette, sfondi puliti, luci interessanti e composizioni diverse. C’è anche una differenza tra una foto per le news – come un incidente, un podio, un festeggiamento – e una foto commerciale da impiegare per le pubblicità.