Professione fotografo… in Formula 1: cinque domande a James Deakin

martedì 5 luglio 2011 · Esclusive
tempo di lettura: 3 minuti

Ha una storia anomala perché è diventato fotografo un po’ per caso. Caporedattore di C! Magazine, comincia a interessarsi di fotografia perché il giornale “nei primi giorni – racconta sul suo sito – non poteva permettersi di ingaggiare i professionisti”. Poi è diventata una passione sempre più seria che l’ha portato a girare mezzo mondo: “Ma nessun posto è come casa propria, le Filippine”.

F1WEB: Da quando ha cominciato a lavorare in Formula 1, com’è cambiato l’approccio dei media?

James Deakin: Adesso le aspettative sono molto più alte. Siccome c’è la fotografia digitale, i media si aspettano sempre lo scatto perfetto. Quando si verifica qualcosa, intendo un fatto controverso o un incidente importante, ci sono anche fin troppe immagini tra cui scegliere quella giusta. Buona parte del successo di un fotografo sta anche nel modo in cui viene fornita l’immagine, perché bisogna tirarne fuori il massimo. Mi spiego: una foto di Hamilton che si schianta a 200 all’ora in qualifica vale un sacco di soldi per un giornale inglese se si riesce a spedirgliela in tempo per l’edizione della domenica mattina. Lunedì non vale quasi più niente. Uno deve essere veloce a trovare l’editore giusto perché ogni immagine ha una certa durata. Anche la foto migliore perde tutto il valore se un altro fotografo arriva prima.

F1WEB: Un week-end di gara comincia il giovedì e finisce domenica sera. Qual è il momento migliore per scattare una foto?

JD: Le mie foto preferisco scattarle un po’ fuori mano nelle prove e nelle qualifiche. Sono degli scatti di sicurezza per documentazione, sponsor, eccetera. Il giorno della corsa invece cerco di posizionarmi nelle curve dove sono più alte le chance che accada qualcosa. Ma non c’è niente come la prima curva per fare grandi foto.

F1WEB: Quante foto avrà scattato finora in carriera?

JD: Sono troppe per poterle contare, ma direi che considerando tutte le attrezzature che ho usato e i contatori degli scatti siamo a oltre un milione.

F1WEB: Si è mai perso una foto che avrebbe voluto scattare?

JD: Sì. Era il 2007, al Nürburgring, in qualifica. Cercai una tribuna sulla esse intitolata a Schumacher, il problema è che se ti metti lì resti isolato, perché non c’è modo di ritornare sulla pista, riprendere la navetta dei fotografi e spostarsi facilmente. Allora decisi di fermarmi sul lato interno. Tutta l’attesa era su Hamilton e sull’incredibile inizio di carriera che stava facendo. E lui andò a sbattere a una velocità assurda, diritto nelle barriere. Ero il primo sulla scena, ma tenevo un’angolazione misera, mi persi completamente lo schianto. L’aspetto positivo fu che nessun fotografo professionista riuscì a fare la foto. Ma un tifoso era nel punto esatto dove volevo stare io, nel paddock il giorno dopo si parlava di uno che avesse comprato i diritti di quella foto e quindi adesso se ne dichiara proprietario.

F1WEB: Qual è la foto che ama di più?

JD: La foto di Alonso che vince il Mondiale in Brasile (nel 2006). Sta sul podio carico di gioia in una combinazione di champagne e coriandoli luccicanti. Ma ci sono anche le foto della squadra che festeggia. Così tanto che alla fine qualcuno se n’è andato col trofeo…