Dalla pista allo schermo, lo spettacolo dei Gran Premi che non arriva in televisione

giovedì 17 maggio 2012 · Fuori tema
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Mentre si godeva un anno sabbatico, Ross Brawn nel 2007 sperimentò l’effetto spiazzante del cambio di prospettiva. Tra i monitor del muretto e lo schermo della tv c’è un abisso perché le squadre vivono l’evoluzione della gara attraverso una marea di dati e invece da casa bisogna accontentarsi di quello che passa la FOM.

La FOTA nel 2009 prometteva grafica più chiara, dettagli visivi sulle traiettorie ideali curva per curva, previsioni sui pit-stop, accesso completo alle conversazioni radio, monitoraggio frequente delle posizioni via GPS. Più tutta una serie di informazioni che i team si ostinavano a vietare al grande pubblico.

Bernie Ecclestone rispondeva: “Abbiamo sempre avuto questi dati, ma non potevamo usarli perché le squadre ce lo impedivano. Non aveva senso. Noi facciamo un business di intrattenimento e invece i team se ne dimenticano. Forse adesso si stanno svegliando”.

La sveglia è arrivata con l’indagine che la FOTA aveva commissionato per stimare i motivi d’interesse – e disinteresse – degli appassionati. Mario Theissen nel 2010 diceva su 422race.com: “Le informazioni che si hanno sono quasi le stesse del muretto, ma con molto meno stress”. Però non è arrivato tutto il materiale che la FOTA aveva anticipato. Per cui certi aspetti di una gara ancora non vengono adeguatamente percepiti in televisione.

Jaime Alguersuari nel 2012 oltre a collaudare le gomme Pirelli è commentatore per la BBC. Su F1WEB.it osserva: “Durante una partita di calcio gli spettatori riescono a vedere tutto, da chi detiene la palla alla strategia di gioco, dalla formazione delle squadre al ritmo della partita. Invece nel caso della Formula 1 e in generale nel motorsport succedono moltissime cose che non si vedono dall’esterno”.

Le strategie si intrecciano, i distacchi oscillano, i duelli si combattono soprattutto a distanza: “Per un pilota – va avanti Jaime – è più facile capire perché prima di tutto ha corso e quindi conosce le macchine e tutte quelle sensazioni che solo la sua esperienza in gara può dargli. La verità è che ci sono tante di quelle variabili dentro una macchina di Formula 1, grazie alla tecnologia e al livello di sviluppo di cui beneficia questo sport, che è impossibile vedere e capire tutto dal di fuori, per questo credo che il nostro contributo possa essere di grande aiuto”. E per questo in cabina di commento un’emittente non dovrebbe metterci chiunque.

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