Kubica, sempre meno chance di tornare. La Formula 1 perde un talento
mercoledì 20 novembre 2013 · Dal paddock
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Non è la massima serie del rally, lui comunque l’ha vinta: “E non ci avrei scommesso”. Robert Kubica a fine ottobre s’è laureato campione nel WRC2 con cinque successi tra Grecia, Italia, Germania, Francia e Spagna: “Sapevo che l’asfalto mi era congeniale, dovevo solamente adattarmi agli sterrati”. Dall’incidente al rally di Andora sono passati quasi tre anni: “Ce ne vuole ancora per parlare di un recupero completo”.
Alla Bbc la settimana scorsa discuteva il quadro clinico e tirava qualche frecciatina: “Ognuno è libero di esprimere la sua opinione. Ho delle limitazioni, è palese. Ma l’unica persona che può giudicare quello che posso fare con un volante in mano sono solamente io”.
È la risposta diretta a Stefano Domenicali che nel mese di ottobre sul sito della Ferrari in un’intervista coi tifosi aveva detto: “Su Kubica avevamo messo gli occhi. Ma non credo tornerà. Soffrirebbe in certe situazioni in cui è richiesta reattività”.
Kubica comunque al di là dell’orgoglio non si fa illusioni. Il ritorno in Formula 1 resta “un sogno, un obiettivo”. Per il momento difficile, anzi di più: “Quasi impossibile. Non mi cimenterò se non mi sento pronto al cento per cento. Se le cose dovessero migliorare, un giorno vedremo. Ma adesso mi concentro sul rally”. Che gli permette di tenere occupata la mente e allenare i muscoli senza sforzi suvrumani, perché il recupero delle funzionalità del braccio resta la parte più delicata della riabilitazione.
La Mercedes ad aprile gli ha offerto il simulatore per valutare la credibilità delle prospettive di rientro. Lui continua a servirsene: “Ho avuto risposte positive. Ogni volta vedo qualche progresso”. Ma fuori dalla realtà virtuale non può fare un mondiale completo perché non può guidare dovunque: “Su uno o due circuiti sì, magari per una sessione di test. Però non ha senso scendere in pista per un collaudo di un giorno se poi non posso correre”. La Formula 1 ha perso un talento.
