A processo per le tangenti a Gribkowsky: Ecclestone molla, anzi no

giovedì 16 gennaio 2014 · Politica
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Aveva detto: “In tutto il mondo, da quarant’anni si fidano della mia persona. Questo dice qualcosa a mio favore”. Adesso il mondo si fida meno, a seguito dell’avvio dell’azione legale da parte della procura di Monaco di Baviera. Bernie Ecclestone comincia a subire l’effetto concreto del giro di soldi che lo vede implicato con Gerhard Gribkowsky, si dimette, lascia la gestione degli affari commerciali della Formula 1.

Riassumendo: Gribkowsky in Germania è accusato di corruzione, appropriazione indebita e frode fiscale. Nel 2006 ha fatto da intermediario nel passaggio dei diritti del circus dalle banche al fondo Cvc. Ha preso bustarelle per 44 milioni di dollari per indirizzare le trattative come voleva Ecclestone.

Che s’è difeso, ha spiegato che le tangenti le ha pagate sotto ricatto perché Gribkowsky voleva spifferare al fisco inglese certe voci sui conti off-shore. Ma nelle indagini preliminari è venuto fuori che Bernie certi giochetti sottobanco li faceva pure coi team manager che poi firmavano i rinnovi del Patto della Concordia a nome delle squadre.

Il processo parte ad aprile dopo tre anni d’indagini. Però Ecclestone già da oggi non ha più le redini in mano, o perlomeno non più ufficialmente perché comunque Delta Topco, una delle sue creature, la più importante del groviglio di scatole cinesi che controlla i diritti e il marketing, nel comunicato che annuncia le dimissioni di Bernie non lo mette del tutto all’angolo. Scrive:

Il consiglio ritiene che nell’interesse del business della Formula 1 e dello sport, il signor Ecclestone continui a gestire le operazioni giorno per giorno, pur sottoposto a un controllo maggiore.

Significa che Mr. E non è più il capo formale, ma all’atto pratico intrattiene ancora tutti i rapporti. Del resto, lui una volta spiegava: “I team boss sono preoccupati che io possa morire improvvisamente. Non vogliono finire nelle mani di chi non conoscono”.

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