Dalla Rascasse al Mirabeau, il tarlo dello sgarbo e quel precedente di Schumi

mercoledì 28 maggio 2014 · Gran Premi
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Volendo pensare male, uno deve pensare a Schumacher che parcheggia la Ferrari alla Rascasse, fa esporre la bandiera gialla e impedisce ad Alonso di strappargli la pole. È storia di Monaco l’episodio del 2006 che condanna la rossa a scattare dal fondo e regala praticamente la corsa alla Renault. All’epoca i giudici riflettono su una serie di dichiarazioni di Michael che non quadrano e alimentano il sospetto.

Per esempio il sistema di protezione “che – riferisce Schumi – spegne in automatico il motore dopo un certo punto”. Lui però in quel momento cerca di innestare la retromarcia, per cui il dispositivo di protezione automatica non può attivarsi. Michael alla fine dice: “Sono in Formula 1 da tanti anni. Qualcuno non mi vuole bene”. Ma aggiunge: “Devo ammettere che alcune cose sembrano parecchio strane viste da fuori”.

Come parecchio strano è sembrato l’episodio di Rosberg sabato pomeriggio: “Ma il mio caso – si difende Nico – non ha niente a che vedere con quello di Schumacher”. Ad ogni modo, secondo Autosprint la premeditazione si legge almeno attraverso tre indizi: prima del Mirabeau la Mercedes non è nella traiettoria ideale, blocca le gomme solamente alla fine della staccata e quando s’infila nella via di fuga percorre un bel tratto che di fatto prolunga il regime di bandiera gialla.

L’analisi di Luca Filippi su SkySport invece evidenzia che il fattaccio nasce davanti alla piazza del Casino: lì Nico perde terreno rispetto al giro ideale, cerca di recuperarlo alla staccata al Mirabeau, inchioda e arriva lungo. Chiaramente, è questa anche la versione di Nico: “Ho fatto uno sbaglio, ero al limite, sapevo che Lewis poteva passarmi”. In quel momento, tra lui e Hamilton ci sono 59 millesimi. Che tali restano per via della neutralizzazione.

Ma al di là di come possono pensarla i commissari, la stampa e le televisioni, Hamilton l’ipotesi dell’errore non l’ha mai considerata. Sabato minacciava: “Adesso devo valutare ogni scenario. Devo fare come Senna”. Che aspettò, covò la rabbia, nel 1990 con un incidente tolse il mondiale a Prost che gliel’aveva negato con la stessa tecnica l’anno prima.

Lauda domenica mattina nell’hospitality della Mercedes si sforzava di placare le tensioni: “Ho parlato a tutti e due. Sanno che con un incidente possono perdere tantissimo se l’altro continua”. Un monito che già andava oltre la gara del Principato.

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