Gran Premio del Giappone 2014, gara

martedì 7 ottobre 2014 · Race highlights
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Prega chi ci crede, sceglie il silenzio chi ha una fede meno solida. Jules Bianchi resta in osservazione, in condizioni “critiche, ma stabili”. Marussia chiede pazienza sugli aggiornamenti, tutto il resto è un contorno sbiadito perché il Gran Premio del Giappone del 2014 per la storia adesso è solamente e semplicisticamente “quello dell’incidente di Bianchi con la gru“.

In elicottero… no in ambulanza. Rappresenta il primo punto controverso della giornata: la modalità di trasferimento di Bianchi all’ospedale, per strada sotto scorta anziché in elicottero. Matteo Bonciani, il delegato della Fia, a caldo aveva svelato che non ci fossero le condizioni per il decollo. Invece la decisione l’hanno presa i medici, per garantire il supporto alla rianimazione che non è praticabile in volo.

Acrobatico. Si aiuta con il drs per prendere la scia, ma tiene in pista la macchina come un equilibrista quando si fionda nella prima curva per infilare Rosberg e andare in testa fino alla bandiera rossa. Hamilton prima del sorpasso vincente però fa due escursioni mentre prende le misure per l’attacco. Fortuna sua che la via di fuga sia d’asfalto.

Zero pieno. Peggio del Bahrain e peggio di Monza. Alonso va ko per la seconda volta in un mese, fa solo dieci chilometri – dietro safety car – e si ferma in panne. È travagliata anche la corsa di Raikkonen: quattro pit-stop, guai di graining e bilanciamento. Così la rossa, che almeno un paio di punti li aveva sempre presi, resta a secco per la prima volta da Silverstone 2010.

Ai box. Alla prima bandiera rossa, per pioggia, al secondo giro, la Fia autorizza il rientro in pit-lane. Non è la procedura usuale, perché il regolamento prescrive che l’ingresso in corsia box in caso di sospensione della corsa è ammesso solo se la zona dello schieramento è impraticabile. Ma Whiting ha spiegato che la concessione è arrivata per semplificare gli spostamenti dei meccanici. Peccato che la pit-lane fosse comunque troppo stretta.

Alla radio. Force India suggerisce a Hulkenberg che “il settore finale è il posto migliore” per attaccare Massa. Red Bull informa Ricciardo che Button sulle intermedie viaggia come un missile. Imbeccate e indicazioni comparative in teoria sarebbero vietate. Ma resta tanta incertezza sull’applicazione della nuova normativa, per cui certe libertà i team continuano a concedersele.

Imbrattacarte. Oliver Weingarten, l’ex segretario della Fota, fa un appunto: “Certi giornalisti hanno fornito un disservizio alla loro professione, nella corsa a fare i primi con le notizie”. E non ha torto. Due esempi: domenica il sito della Gazzetta intorno a mezzogiorno dava la notizia del decesso di Bianchi; Stella Bruno su Twitter ha caricato la foto dei rottami della Marussia, ma ha preso da internet quella dell’incidente del 2013 con van der Garde. Con il sole, peraltro.

L’addio. Già nera per il dramma di Bianchi, la giornata finisce con la notizia della scomparsa di Andrea De Cesaris, a seguito di un incidente in moto sul raccordo anulare a Roma. Pure qui, svarioni dei media. A livelli eccelsi: Vincenzo Borgomeo, il corrispondente di Repubblica, cinguetta: “Nuovo lutto”. Nuovo? L’unico, per fortuna.

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