Marchionne scorpora Ferrari: il 10% in Borsa, il resto ai soci di Fiat Chrysler

giovedì 30 ottobre 2014 · Fuori tema
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Perdevano il 3% a Piazza Affari prima dell’annuncio, poi le azioni di Fiat Chrysler sono schizzate a +15% nell’arco di un’ora e alla fine hanno chiuso in rialzo del 12.8%. Sono diverse le misure che emergono dal consiglio d’amministrazione che vara la ricapitalizzazione  nella seduta di Londra, però ce n’è una che rimodula la Ferrari e ne segna il destino.

In pratica Fiat Chrysler scorpora la sua quota del Cavallino Rampante, vale a dire il 90% visto che il 10 appartiene agli eredi del Drake, e s’impegna entro la fine del 2015 a collocarne il 10% in Borsa, “negli Stati Uniti e in un altro mercato europeo”, recita la nota ufficiale.

Il resto di quel 90% viene distribuito tra gli azionisti che già partecipano in Fiat Chrysler, per cui circa il 24%, finisce dentro Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli che nel 2011 stava cercando di comprare i diritti del campionato di Formula 1 insieme con News Corporation di Rupert Murdoch.

È il primo atto concreto di Marchionne nella successione a Montezemolo. Che a settembre, mentre si consumava l’uscita, segnalava: “La Ferrari ormai è americana”. Pure lui voleva quotare la Ferrari in Borsa. Ma rappresentava un ostacolo perché pensava a Singapore e agli Emirati Arabi anziché a Wall Street.

Lì s’è estesa la frattura con Marchionne che oggi assicura: “È questa la scelta migliore per supportare il successo del gruppo nel lungo termine”. Di fatto, il Lingotto mette mano al tesoretto di Maranello, fa valere la forza del marchio e con lo scorporo lo proietta verso una quotazione doppia rispetto a quella attuale, dentro il perimetro di Fca. Il mercato pare approvi.

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