Politica e marketing: ecco perché è saltato il patto dei motori tra Mercedes e Red Bull

mercoledì 28 ottobre 2015 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti

C’era la volontà da parte della Mercedes di chiudere l’accordo per i motori alla Red Bull già nel mese di luglio. L’ha svelato Toto Wolff. Ma erano due i paletti che fissava Stoccarda. E Red Bull a quanto pare non era – e tuttora non è – in condizione d’accettare.

La prima questione è prettamente politica perché la Mercedes per impegnarsi ha bisogno del nullaosta di Renault. Che fino al 2016 ha un contratto in essere col team di Mateschitz e vuole onorarlo fino in fondo. Spiega Wolff:

Renault è un partner industriale di Mercedes, non potremmo mai fare qualcosa contro di loro. Finché la Renault non ci dà il via libera, non ci possiamo muovere. Sarebbe in violazione del contratto e c’è un quadro più grande della Formula 1 che ci coinvolge, per esempio gli stabilimenti congiunti che abbiamo in Messico.

È un contesto complesso, sul piano industriale Mercedes non vuole inquinare i rapporti. Anche perché, e qui si apre la seconda questione, ha più da perderci che guadagnarci:

Se diamo un motore alla Red Bull c’è la possibilità di disperdere il messaggio del nostro successo individuale perché è chiaro che loro possono essere davvero forti col nostro motore. Possiamo accettarlo, a patto di sapere che tipo di attività di marketing ci è concesso di sviluppare insieme a livello mondiale.

Red Bull non ha mai risposto, s’è messa a cercare un accordo anche più complesso con la Ferrari. Fumata nera pure in quel caso, tant’è che domenica ad Austin correva la voce che Horner volesse giocarsi l’ultima carta, quella dell’Honda. Prima che Ron Dennis mettesse il veto.

Dennis, Ferrari, Honda, Mercedes, Red Bull, T. Wolff,