Radio e divieti, in pit-lane si può parlare. Cosa cambia con la rettifica di Budapest

giovedì 21 luglio 2016 · Regolamenti
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Dice Vettel che questa storia delle regole sul divieto delle radio e degli aiuti “è tutta una merda“, testuale, che i tifosi non ci stanno dietro e che bisognerebbe tornare a una Formula 1 più semplice. Ma Rosberg segnalava un punto chiave: “Questo divieto nasce perché i tifosi dicevano che ci facevamo guidare dagli ingegneri ed eravamo come marionette”.

Per cui nessuna inversione: la filosofia della Fia sulla limitazione delle conversazioni tra pilota e muretto resta invariata, ovvero si può intervenire solo se c’è un problema sulla macchina.

Ma uno spiraglio la Federazione adesso lo concede: un problema è tale se nel messaggio viene inclusa un’istruzione “irreversibile” che obbliga il pilota “a rientrare ai box per le riparazioni oppure ritirarsi”.

È una precisione significativa, di fatto scoraggia le squadre che potevano usare la scusa della sicurezza per far passare un’indicazione a vantaggio della performance.

Ma col nuovo codice, da Budapest in poi, il divieto che prima valeva dovunque adesso viene meno in pitlane. All’atto pratico vuol dire che in presenza di un guasto che rischia di portare allo stop, il team può chiamare il pilota ai box, correggere un’impostazione e rimandarlo in pista senza fermarlo. Di fatto, rimettendoci il tempo di un drive-through. Cioè perlomeno il doppio di quello che i commissari hanno fatto pagare a Rosberg a Silverstone per il caso dell’aiuto sul set-up del cambio.

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