Se la Malesia sputa sulla Formula 1

mercoledì 26 ottobre 2016 · Politica
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La Malesia vuole uscire dal giro, l’ultimo rinnovo del contratto con la Formula 1 è dell’anno scorso e vale fino al 2018, dopodiché non è detto che Sepang chieda un’altra estensione, anzi è abbastanza probabile che dal 2019 in poi il calendario perda la tappa di Kuala Lumpur.

Non è un’indiscrezione, è il preavviso del comitato che gestisce l’autodromo, alla luce del calo d’interesse per il Gran Premio. Per cui Datuk Ahmad Razlan Ahmad Razali, il boss, soppesa se non l’addio perlomeno una pausa:

Maybe it will do Malaysia good to take a break. I think the product is no longer exciting. It’s being dominated by one team.

Cioè: è colpa della Mercedes che ammazza la competizione. Riduttiva come analisi di un problema troppo complesso. Piuttosto, Khairy Jamaluddin, il ministro dello sport, con più acume segnala un aspetto cruciale:

When we first hosted the F1 it was a big deal. First in Asia outside Japan. Now so many venues. No first mover advantage. Not a novelty.

Già. La Malesia una volta insieme con il Giappone era la tappa di riferimento per l’Oriente in una location che offrisse soluzioni turistiche trasversali. Oggi invece perde la competizione soprattutto con Singapore. Dove si corre in città, in notturna, tra una miriade di eventi di contorno che fanno valore aggiunto.

Sepang ha ritardato il calo fisiologico che Istanbul, Yeongam e Nuova Delhi hanno patito molto prima. Ma adesso il prodotto non sa venderlo più. E quest’anno paga soprattutto un cambio infelice di data, da aprile a settembre, subito dopo Singapore, per via dei lavori di ristrutturazione.

Risultato: il 40% degli ingressi è rimasto invenduto, la MotoGP invece domenica farà tutto esaurito. Ma nell’area asiatica sudorientale non corre altrove, per cui teoricamente tira di più soprattutto perché non ha concorrenza.

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