Non gioco più. A meno che…

sabato 4 novembre 2017 · Politica
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Da martedì c’è un quadro di regolamenti tecnici che sostanzialmente formalizza le risultanze di un incontro che risale alla primavera, in prosecuzione logica della filosofia che la Formula 1 ha sposato nel 2014. Ma c’è anche la prospettiva di un tetto di spesa e della revisione della spartizione della torta.

E qua i big cominciano a innervosirsi, Ferrari su tutti. Al di là di Aston Martin che pare abbia apprezzato la proposta in proiezione dell’ingresso nel circus, i dubbi in effetti ce li hanno pure gli altri.

Renault per esempio, tramite Abiteboul: “Per quanto vogliano fare intendere la Fia e la Fom, qua si parla di un nuovo motore“, senza mgu-h, con il kers potenziato. E Mercedes, tramite Wolff: “Il concetto è simile, ma significa che tra il 2018 e il 2020 dobbiamo lavorare contemporaneamente su due progetti”.

Marchionne s’è preso un giorno di tempo per pesare le strategie, evidentemente perché la Ferrari in qualche modo è infiltrata dentro Liberty Media. Poi mercoledì ha parlato a Bloomberg:

Vediamo lo sport prendere un’altra strada nel 2021. Questo obbligherà la Ferrari a prendere delle decisioni. Finché non troveremo circostanze favorevoli alla salvaguardia del brand, del mercato e al rafforzamento della posizione unica della Ferrari, allora la Ferrari non parteciperà. Se cambiamo l’ambientazione al punto da renderla irriconoscibile, non voglio più giocarci. Non voglio giocare a una Nascar globale.

Cantava Mina: “Non gioco più, me ne vado”. Abitudine triste e infantile che parte da lontano questa di puntare i piedi con l’alibi del marchio. Enzo Ferrari negli anni Ottanta era in rotta con il potere sportivo, costruì una macchina per la Formula Indy. Un bluff. Ma la strategia del bambino offeso piaceva pure a Montezemolo all’epoca della guerra contro Mosley.

La verità è che la Ferrari con astuzia perversa gioca col peso politico e commerciale per un cambio di regole a favore. Oppure per incassare più soldi. Del resto, Liberty a più riprese l’ha chiarito: il bonus storico del cavallino rampante va rivisto. Se non altro a beneficio di una distribuzione dei proventi più equa, una vecchia grana che Sauber e Force India hanno portato davanti alla Commissione europea. Insomma l’aspetto tecnico è il pretesto.

Poi alla fine Ferrari e Formula 1 sono due entità che si fanno forza a vicenda. Al divorzio non ci crede nessuno. Non ci ha mai creduto nemmeno Ecclestone.

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