Mark Arnall e gli uomini invisibili, i fisioterapisti che seguono i piloti in Formula 1 (e decidono i risultati)

martedì 20 aprile 2021 · Dal paddock
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Il casco di Raikkonen a Imola era per Mark Arnall che tagliava il traguardo dei 400 Gran Premi: da 22 anni in Formula 1, è il suo fisioterapista di fiducia, una pedina di un piccolo esercito invisibile quanto determinante su cui la Fia nel passato ha dovuto anche esprimersi formalmente per chiarire ruoli e compiti.

Arnall entra nel giro alla fine del 1996, all’epoca è istruttore di arrampicata, incontra un uomo della McLaren che lo porta al centro Human Performance, il laboratorio per l’addestramento dei piloti, per seguire Hakkinen e Coulthard. Sul suo sito ufficiale racconta:

I had an interview with Ron Dennis which lasted about 6 minutes before he told someone to “McLarenise” me.

Hakkinen nel 1997 alla quarta corsa lo sceglie come fisioterapista personale. E quando abbandona le corse lo lascia a Raikkonen, che lo porta alla Ferrari nel 2007 e quindi nel rally nel biennio di pausa dalla Formula 1, poi nuovamente nel paddock con la Lotus, di lì nuovamente alla Ferrari e infine all’Alfa Romeo:

I really enjoyed working with Kimi from the start. Zero bullshit, massive raw natural talent, a huge heart and, let’s be honest, a bit of a handful.

Praticamente indivisibili. Come Schumacher e Balbir Singh, come Hamilton e Angela Cullen, come Alonso e Fabrizio Borra, come Button e Mikey Muscles Collier, come Verstappen e Bradley Scanes, come Bottas e Jaakko Ojaniemi.

Non è più come ai tempi di Clark: “L’unico esercizio che faccio è sollevare la gamba per coricarmi a letto la sera”. Oggi un fisioterapista segue il suo pilota come un’ombra, dentro e fuori la pista, dovunque e fedelmente.

Anche sotto il profilo psicologico. E in questo senso decisivo per il risultato. Tant’è che Vettel nel 2011 al secondo titolo mondiale indirizzava a Tommi Parmakoski il primo ringraziamento: “Mi ha insegnato a non pensare a tutte quelle cose su cui non abbiamo il controllo”.

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