Quel giorno a Monza, il (primo) ritiro di Schumacher dalle corse… e l’investitura a Raikkonen

domenica 10 settembre 2023 · Amarcord
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La decisione risale agli inizi di luglio, la Ferrari mantiene un riserbo strettissimo, poi a un certo punto le maglie iniziano ad aprirsi e Jean Todt deve uscire allo scoperto: “Avrei voluto tenere il segreto fino alla conclusione della stagione, ma stava diventando un segreto di Pulcinella”.

È il 10 settembre del 2006, mentre Michael Schumacher mette a segno la sua quinta affermazione a Monza, la Ferrari batte per lui il comunicato stampa dell’addio, “indipendentemente dall’esito del campionato in corso”. Che è ancora in ballo, contro Alonso che non vince da due mesi.

Si ferma quello che alla data dei fatti è il pilota più vincente della storia, il più fedele alla rossa, il più fedele in assoluto allo stesso team. Dice:

Bisognava trovare il momento giusto per dare questo annuncio. E il momento è adesso. In un certo senso, è stata la mia gara più dura. Era venuto il momento in cui sapevo che non avrei potuto avere per altri anni la capacità di sforzarmi, l’energia e la motivazione per essere competitivo.

Il podio è un passaggio di testimone: lui sul gradino centrale, Raikkonen al secondo posto e ferrarista in pectore. Perché in parallelo arriva un altro comunicato, quello che dà Iceman a Maranello, anche con l’avallo di Schumacher che l’ha conosciuto sei anni prima, a quel test sulla Sauber in incognito al Mugello, quando la squadra temeva che qualcuno fiutasse la preda e la rapisse.

Raikkonen praticamente diventa la pedina sulla quale la Ferrari imposta la ristrutturazione dopo un’epoca stellare. Alla stampa commenta:

Avevo solo due scelte. Restare alla McLaren o andare alla Ferrari. E volevo qualcosa di nuovo. Forse non sarà il mio ultimo contratto, ma di certo sarà il mio ultimo team.

Invece nel 2012 dopo due anni di rally atterra alla Lotus, poi di nuovo alla Ferrari e infine all’Alfa Romeo. Del resto, nemmeno Schumacher tiene fede ai propositi, nel 2010 passa alla Mercedes e rientra per l’atto secondo della carriera. Perché l’uomo propone e Dio dispone.

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