L’uomo che ha (re)inventato l’energy drink: l’eredità di Mateschitz dentro e fuori la Formula 1

domenica 23 ottobre 2022 · Fuori tema
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Arriva a ridosso delle qualifiche di Austin la notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz, la malattia l’aveva costretto a una rinuncia dietro l’altra, mancava da tempo nel paddock. Dove comunque non aveva mai fatto presenza fissa.

Generalmente silente, eppure influente. Prima di tutto per avere allestito quel programma di crescita e formazione che, per quanto durissimo e spietato, in Formula 1 ha prodotto Vettel e Verstappen. Che dice: “Senza di lui, non starei dove sono”. Glielo riconosce anche la Fia: “Ha supportato l’automobilismo di ogni genere e tantissimi giovani talenti”, le parole di ben Sulayem.

In termini materiali, Mateschitz lascia in eredità alla Formula 1 due squadre vincenti che ha ricostruito sulle ceneri di nomi in decadenza, Red Bull dalla Jaguar nel 2005, Alpha Tauri ex Toro Rosso dalla Minardi nel 2006.

Ma ovviamente c’è lui anche dietro il faticosissimo risanamento di Spielberg per il ritorno del Gran Premio a casa sua, la verdissima Stiria che oggettivamente resta una delle tappe più proficue nel mondiale. Domenicali annota: “Ha contribuito alla trasformazione del nostro sport. Un incredibile visionario”.

Dentro e fuori dalla Formula 1: nel 1982 in Thailandia scopre un succo a base di lipovitan, gli sembra la soluzione perfetta per vincere il jet lag, allora lo fa modificare nella direzione dei gusti occidentali e intravede il piano per la commercializzazione di quella che in società con Chaleo Yoovidhya diventerà Red Bull entro cinque anni.

All’epoca dice: “Non c’è mercato per il nostro prodotto. Lo creeremo noi”. Di fatto, reinventa il concetto dell’energy drink come lo conosce la gente oggi, un prodotto esteso del quale Red Bull Racing rappresenta una ramificazione splendente e remunerativa, al punto che nel 2011 secondo Formula Money il logo coi due tori – che in realtà sono bufali dell’Indocina – nelle gare è più esposto di Ferrari e Pirelli.

È il passaggio decisivo che perfeziona il posizionamento di mercato. Mister Red Bull così fa una fortuna, oltre 25 miliardi di euro nell’ultima stima di Forbes, arriva a comprarsi un’isola personale alle Fiji, un sottomarino privato e una collezione di aerei storici all’Hangar 7 di Salisburgo.

Ma i soldi li reinveste soprattutto nello sport: calcio, sci, tuffi, discipline estreme. “Praticamente – dice Horner – non è secondo a nessuno per quanta gente ha sostenuto. Ha trasmesso la sua visione, dimostrando che si può fare la differenza”.

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