F1: uno sport, non un marchio. L’Unione Europea boccia il ricorso di Ecclestone

sabato 19 febbraio 2011 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti

“F1” è una sigla troppo generica sulla quale Bernie Ecclestone non può accampare diritti di esclusiva. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che giovedì ha liquidato l’appello di Formula One Licensing che per conto delle società di Mr. E si occupa dei diritti commerciali.

I fatti risalgono al 2004: Bernie aveva aperto una contestazione con il sito francese F1-Live – poi acquisito da ESPN – per l’utilizzo dell’abbreviazione F1 nell’elaborazione del logo ufficiale.

All’epoca l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno – OHIM nella dicitura inglese, che gestisce marchi e design industriale per l’Europa – aveva sostenuto la protesta di Formula One Group. Poi nel 2008 l’aveva rigettata ritenendo che il pubblico inquadrasse la Formula 1 come sport piuttosto che come marchio.

È la tesi che oggi ribadiscono anche i giudici di Lussemburgo: “Non c’è probabilità di confusione fra il marchio in esame e quelli di Formula One Licensing, dato il basso grado di similitudine e il carattere descrittivo che il pubblico attribuisce all’abbreviazione F1”.

Significa che Ecclestone può difendere il logo della Formula 1, ma non può impedire che con la dicitura F1 se ne vadano a comporre degli altri.

È una sentenza che di fatto interrompe anche la proliferazione di tutti i bolli TM, quelli che Bernie pretendeva ogni volta che si scrivesse di Formula 1. Quelli che comunque nessuno metteva.

Ecclestone,