In Bahrain il 30 ottobre, slitta il debutto dell’India: è il Mondiale più lungo

sabato 4 giugno 2011 · Politica
tempo di lettura: 3 minuti

La stagione più lunga di sempre. Perché finirà tardissimo, come era successo solo nel 1963, e perché avrà 20 gare come prevedeva la prima bozza del calendario e come non si era mai verificato nella storia. A stagione in corso, il Bahrain torna nel Mondiale di Formula 1: era in programma il 13 marzo, a febbraio però la situazione era precipitata con le rivolte in piazza. La Fia aveva cancellato i test e sospeso il Gran Premio.

Sospeso, ma non soppresso. In attesa di sviluppi. Poi Manama il 15 marzo aveva annunciato tre mesi di stato d’emergenza. L’ultimatum del Consiglio Mondiale per riprendere in considerazione la corsa per il 2011 scadeva invece il 1° maggio. Allora Ecclestone ha fatto pressione perché si aggiungesse un mese di proroga. E la Fia ha detto sì. Anche perché la gara di Sakhir non stava a cuore solamente a Bernie: pure Todt si teneva stretto il circuito e il peso politico e finanziario della casa reale. Mentre le squadre già studiavano il boicottaggio.

Il paese nel frattempo è uscito un po’ alla volta dalle cronache. “Se ci garantiscono la sicurezza – diceva Boullier della Renault – allora ci andiamo. Ma più che altro la questione è politica. Voglio dire, dobbiamo veramente andarci? È un dibattito in cui non me la sento di entrare”.

Qualcosa in merito però l’ha detta Max Mosley prima che il Consiglio Mondiale sciogliesse la riserva: “Useranno il Gran Premio per dipingere un’immagine del paese che non è reale. Sarebbe un disastro per le pubbliche relazioni. Gli sponsor chiederebbero di togliere i loghi dalle macchine”.

La campagna di Mosley non è servita perché alla fine il ritorno del Bahrain è stato votato all’unanimità dal Consiglio Mondiale. “Va sottolineato – fanno sapere da Place de la Concorde – che il re del Bahrain ha avviato un dialogo politico e un processo di riconciliazione”. La Federazione assicura che dietro la rivalutazione della situazione c’è la garanzia dell’Istituto Nazionale per i Diritti Umani.

Al di là della politica, il recupero della gara sembrava improponibile in un calendario che non concede spazi di manovra. Esclusa l’ipotesi del cambio di sede – che la GP2 Asia invece si è concessa a Imola – teoricamente le opzioni di Ecclestone erano due. La prima: sfruttare la lunga pausa di agosto tra l’Ungheria e il Belgio. Poco percorribile, perché “ad agosto – ammette Bernie – farebbe troppo caldo per il pubblico in tribuna quando ci sono oltre 40 gradi”.

La seconda: prolungare il campionato e abbinare Sakhir alla gara di Yas Island. Il posticipo doveva basarsi sullo slittamento di Interlagos alla prima settimana di dicembre. E il Brasile aveva detto no. Quindi Bernie è entrato in trattative con l’India per spostare il debutto di Nuova Delhi che era previsto per il 30 ottobre. La data adesso viene girata al Bahrain. In India invece si andrà a dicembre, il 4 o l’11. E sarà quella l’ultima tappa del Mondiale.

Ma qui si apre un’altra disputa, stavolta con le squadre perché secondo Ross Brawn chiudere il campionato a dicembre “è totalmente inaccettabile” dal momento che i meccanici lavorano ininterrottamente da gennaio e “non possono liberarsi solo per Natale”. Però con una corsa in meno le squadre perdevano quote sui diritti commerciali e sugli sponsor. Secondo Formula Money quella che ci rimetteva più di tutte era la Ferrari che per effetto della cancellazione del Bahrain rinunciava a qualcosa come 6 milioni di euro.

Brawn, Ecclestone, Fia, Mosley, Nuova Delhi, Sakhir, Todt,