Professione fotografo… in Formula 1: cinque domande a Mark Sutton

sabato 16 luglio 2011 · Esclusive
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F1WEB: Quante foto avrà scattato finora in carriera?

MS: Direi oltre un milione e probabilmente quasi due adesso che con il digitale scattiamo più foto perché è più facile e non bisogna cambiare le pellicole ogni 36 scatti. Nel nostro archivio abbiamo più di 4 milioni di immagini tra quelle in bianco e nero, quelle a colori e quelle in digitale. In questo momento, online ce ne sono 715 mila in alta risoluzione, ma è un numero che cresce sempre: ogni week-end di gara ne carichiamo circa 2000.

F1WEB: Si è mai perso una foto che avrebbe voluto scattare?

Sì, qualche volta. Prima succedeva quando si cambiavano i rullini o le lenti. Oppure succede quando uno si sta spostando da una curva all’altra. Adesso però con 4 fotografi a ogni corsa è importante certe volte stare alla prima curva. Come in Ungheria l’anno scorso quando Barrichello e Schumacher sono quasi arrivati in collisione. Era a 3 giri dalla fine e normalmente in quel momento io aspetto l’arrivo. Certe volte si reagisce d’istinto e si prende un rischio che paga. Sapevo di avere l’immagine del week-end e un’ottima storia da raccontare sui media.

F1WEB: Qual è la foto che ama di più?

MS: Penso quella del “Finlandese volante” come l’ha chiamata Mika Hakkinen. L’ho scattata ad Adelaide nel 1993. Stavo con altri fotografi a scattare in modalità panning di fianco alle macchine che arrivavano sul cordolo. Ho sentito una frenata di qualcuno che entrava in curva, ho puntato la macchina fotografica nella direzione giusta senza cambiare niente. La McLaren si è lanciata sul cordolo, io ho scattato solo tre immagini. Mi sono guardato con gli altri fotografi e sono rimasto calmo perché non ero sicuro di avercela fatta. La pellicola è stata sviluppata nella notte. La mattina dopo l’abbiamo guardata. Ho detto: “Oh Dio mio”. Tutti gli altri sono venuti a guardare: avevo bloccato il salto nel punto di altezza massima. Erano sconvolti tutti.

Il laboratorio fotografico fece immediatamente delle copie. Ne portai una a Mika per l’autografo. Gli ingegneri mi dissero che avevano trovato un picco nella telemetria. Il motivo era quello! Poi la macchina era tornata ai box senza problemi. Mika sulla foto mi scrisse: “Il finlandese volante”. Da allora si fa chiamare così.