Pirelli, a Silverstone arrivano le nuove mescole: la lotteria dei pneumatici adesso scuote il paddock

giovedì 5 luglio 2012 · Dal paddock
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Sono l’ago della bilancia del campionato. Mark Webber non si scompone: “Le gomme da sempre giocano una parte cruciale in Formula 1”. Nel 2012 anche di più, dal momento che “questi pneumatici – dice Chris Horner – non sono per niente facili da capire”.

Kamui Kobayashi in Canada faceva un parallelo interessante e calzante: “Sono come certe persone. Seriamente. Un giorno ti pare di capirle, poi il giorno dopo cambiano completamente“. Michael Schumacher dopo il Bahrain già si era espresso con toni durissimi. Chris Horner porta un esempio, con stizza: “La Williams nemmeno sa qual è il vero motivo per cui ha vinto a Barcellona”.

Kimi Raikkonen fa notare un elemento tecnico di rilievo: “Il degrado è determinato dalla quantità di benzina che abbiamo a bordo”, cioè dal fatto che le macchine partono col pieno perché i rifornimenti sono vietati. Per cui “anche con Michelin e Bridgestone la situazione sarebbe stata la stessa”.

A Valencia la polemica era un’altra volta rovente. Maldonado a RaiSport spiegava: “Le gomme hanno un comportamento molto sensibile anche a fronte di un cambiamento minimo di temperatura. E l’effetto non è identico tra l’anteriore e il posteriore, perciò non è facile far lavorare i pneumatici”.

Montezemolo sabato pomeriggio – cioè prima che Alonso rovesciasse i rapporti di forze di una gara in difesa – sbottava: “Questo è un campionato basato sulle gomme. E non mi piace”.

Pirelli ribadisce che lo scenario l’hanno chiesto le squadre. Ma a Silverstone porta una mescola più dura da provare in via sperimentale e poi eventualmente da promuovere nella gamma ufficiale: è pensata per le piste più calde e “ha una finestra operativa più ampia che – spiega Lucas Di Grassi che l’ha collaudata a Jerez – permetterà ai team di trovare più facilmente la temperatura di esercizio”.

Paul Hembery in ogni caso avverte: “A Monte-Carlo avete visto che succede se le gomme durano per sempre”. E cioè una corsa in processione con tattica di sosta unica e poca azione.

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