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Incidenti in pitlane, Jean Todt reagisce. Il rischio resta nonostante i caschi

mercoledì 10 luglio 2013 · Regolamenti
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Dice che non deve sorprendere, Martin Whitmarsh: “Stiamo diventando un po’ troppo compiacenti”. Paul Allen, il cameraman della FOM che in Germania è rimasto travolto dalla gomma che si è sfilata dalla Red Bull di Webber, se la cava con una clavicola rotta e due vertebre incrinate. Conta di ritornare già in Ungheria. Intanto la Formula 1 reagisce.

L’accesso in pit-lane è già interdetto ai giornalisti: godono di libertà di movimento 6 operatori della televisione ufficiale; 6 fotografi accreditati invece sono confinati al muretto per ragioni di sicurezza. Il vincolo, a partire dalla gara di Budapest, si estende anche ai cameraman.

L’aveva anticipato Ecclestone prima che intervenisse la FIA dall’alto: “Il cameraman stava guardando dalla parte sbagliata nel momento sbagliato. D’ora in poi gli operatori della televisione devono stare al muretto”.

La FIA va oltre, perché dall’Ungheria impone anche i caschi per tutti gli uomini in pit-lane. È una misura precauzionale che già domenica trovava il parere favorevole di Mercedes e Red Bull. Ross Brawn aveva detto: “Chiunque in pit-lane dovrebbe indossare una tuta appropriata e un casco”. Ma pure col casco in testa, Paul Allen la ruota nella schiena se la prendeva comunque.

James Moy fa il fotografo freelance e da 15 anni bazzica nel circo dei motori. Sul suo blog fa notare: “Mettere tute, caschi ed equipaggiamento di sicurezza a cameraman e fotografi non farebbe che rendere anche più pericolosa la pit-lane. I caschi limitano la visuale e l’udito, le tute impediscono i movimenti“. A Le Mans però succede: “Ma lì tra fotografi, giornalisti, cameraman, produttori, blogger e chiunque altro voglia dare un’occhiata ci sono più di cento persone nella pit-lane, senza esperienza o un motivo valido per stare lì. Chiediamoci se è più pericoloso in Formula 1 con 12 esperti oppure a Le Mans con una marea di fotografi amatoriali che cercano la foto per la parete dietro al letto”.

La verità è che il problema sta alla base e la FIA l’aggira. L’anno scorso ha liberalizzato il sensore di coppia sulle pistole pneumatiche per la verifica immediata del serraggio. Ma i meccanici la ruota di Webber non l’avevano nemmeno cominciata ad avvitare. Ammette Helmut Marko: “Nella foga, il meccanico ha erroneamente premuto il bottone che dà il segnale verde”.

Adesso la FIA vuole un rapporto dettagliato da condividere con le squadre per stilare le nuove procedure e promette di anticipare al 2013 la riduzione dei limiti di velocità in corsia box. Come se incidessero sulla velocità a cui può schizzare una ruota quando il pilota riparte. Nel frattempo Jean Todt si fa premura che il comunicato della FIA sottolinei che la paternità delle nuove norme è sua. A dicembre si vota. È già campagna elettorale.

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