La tempistica calcolata della nuova Concordia che fa più ricca la Fia

lunedì 30 settembre 2013 · Politica
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I principi li avevano messi nero su bianco Ecclestone e Todt a luglio nel paddock di Budapest in occasione del Gran Premio d’Ungheria. Venerdì è arrivata la ratifica del nuovo Patto della Concordia che copre le stagioni di Formula 1 fino al 2020 e per quello che riguarda i rapporti tra le società di Ecclestone e l’organo di governo segna una svolta più economica che funzionale.

Dai punti dell’accordo viene fuori un quadro gestionale inedito che “fornisce alla Fia – recita il comunicato – nuovi mezzi finanziari per la missione di regolamentazione e per rivestire un ruolo rafforzato nell’automobilismo sportivo”.

Al di là del contenuto sibillino della frase ufficiale, l’elemento nuovo è l’apertura di Bernie alla Fia nella gestione dei proventi del campionato di Formula 1. Prima invece il ruolo della Fia aveva contorni prettamente politici, per cui i ricavi fondamentalmente arrivavano dalle quote d’iscrizione dei team.

Le squadre formalmente non sono menzionate. Ma non significa che sono fuori, perché con Ecclestone esistono degli accordi bilaterali preventivi su cui i team hanno lavorato in privato a Maranello a gennaio, nell’incontro in cui non c’era nessuno che rappresentasse la Fia.

Di fatto, dopo mesi di rinvii la firma della nuova Concordia ha una tempistica per niente casuale e rappresenta un punto a favore di Todt nella campagna per il secondo mandato, soprattutto perché il patto è già operativo. Probabilmente retroattivo. Ma è proprio dentro il contesto elettorale che la ridistribuzione degli introiti apre un interrogativo pericoloso.

David Ward, che prospetta una riforma corposa della Federazione e che corre contro Todt verso la presidenza della Fia, chiede un manifesto ufficiale che definisca la destinazione dei soldi. E Todt una posizione netta ancora non ce l’ha.

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