La FIA come una società: il piano di David Ward per spodestare Jean Todt

martedì 17 settembre 2013 · Politica
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Le squadre stanno con Jean Todt. A Monza nella conferenza stampa del venerdì, Stefano Domenicali già tirava la volata al vecchio ds della Scuderia: “In Formula 1 serve continuità, anche nei rapporti con la FIA”. Lo ribadiva Ross Brawn: “Dal nostro punto di vista è importante che Todt resti in carica”. A dicembre si vota e l’ostacolo sulla strada di Todt verso il secondo mandato è David Ward.

Ha 56 anni e un passato in politica con il partito laburista. A fine agosto per affrontare la campagna elettorale ha lasciato la direzione della Fondazione della FIA per l’automobile e per la società. Nel 2010 era dalla parte di Todt nel ballottaggio avvelenato con Ari Vatanen. Oggi invece è il delfino di Max Mosley che già nel 2010 aveva cercato di rovesciare la poltrona di Todt dopo averlo appoggiato nelle elezioni.

Il programma elettorale di Ward conta 20 punti nell’ottica del rinnovamento di “un’istituzione che – scrive sul suo sito – può dare l’impressione di essere antiquata e dittatoriale. Perciò la riforma passa attraverso un assetto nuovo in stile azienda: amministratore delegato, presidente non esecutivo, consiglio d’amministrazione e pubblicazione annuale dei resoconti.

Gary Hartstein, che l’anno scorso ha avuto il benservito dalla FIA per via delle divergenze con Todt, esce allo scoperto e su Twitter scrive: “Sono impressionato dall’intelligenza della campagna di Ward. Non mi sorprende. Aria nuova dopo quattro anni di opacità”.

Il nodo chiave comunque resta quello dei soldi, dal momento che sul tema del controllo dei costi, secondo quello che dichiarava Gerhard Berger, la politica di Todt non ha prodotto abbastanza nel primo mandato. Soprattutto per quello che riguarda la Formula 1.

La corsa alla poltrona di Parigi di fatto si intreccia con la gestione commerciale del circo dei motori. Todt a luglio in forma congiunta con Ecclestone in Ungheria annunciava la stesura della bozza del nuovo Patto della Concordia. Che al di là delle dichiarazioni di Berger – che formalmente non è coinvolto nel paddock – ha rasserenato le squadre.

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