Flussometri: Red Bull perde l’appello, la Fia salva il campionato dall’anarchia

martedì 15 aprile 2014 · Regolamenti
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Sei ore per sentire le parti, un giorno per emettere la sentenza, una settimana ancora per scrivere le motivazioni che la Fia conta di depositare entro la fine della settimana. La Red Bull adesso il podio di Melbourne l’ha perso definitivamente e ci mette una pietra sopra, il tribunale sportivo rigetta il ricorso e “conferma l’esclusione della macchina numero 3” dall’ordine d’arrivo del Gran Premio d’Australia.

Christian Horner alla vigilia dell’udienza contava sulla svolta: “Sono emerse nuove prove, i problemi dei sensori sono diventati evidenti”. L’ha detto anche Porsche, che i flussometri di Gill HySpeed deve montarli in classe 1 nei prototipi a Le Mans: “Non c’è una soluzione robusta” che garantisce i rilevamenti.

Perciò Vettel e Ricciardo a Melbourne montavano un sensore senza omologazione. La Fia voleva venisse rimosso, invece la squadra se l’è tenuto a bordo, ha sforato il flusso massimo di carburante rispetto al riferimento standard, è rimasta nei limiti rispetto alle misurazioni con la taratura personalizzata.

La Fia a Parigi ribadisce quello che Charlie Whiting già diceva in Malesia: “Il flusso della benzina va misurato solo con la sonda omologata”. Tant’è che anche la Red Bull a seguito della squalifica di Ricciardo, un passo indietro dopo Melbourne già l’ha fatto perché da Sepang in poi s’è convertita al flussometro ufficiale, per quanto abbia continuato a dubitare delle misure.

Nel frattempo, dentro e fuori dall’aula ha giocato di prepotenza, ha provato a indirizzare la sentenza con risvolti politici, ha minacciato di lasciare le corse e ridiscutere le sponsorizzazioni: “C’è un limite – strillava Dietrich Mateschitz – a quello che possiamo accettare”.

Alla fine la Fia doveva ribadire l’autorità sul campionato, doveva arginare la deriva anarchica in previsione di altri scontri. Ecco perché in aula c’erano anche gli avvocati delle altre squadre. Mercedes in prima linea, poi Lotus, McLaren, Williams e Force India. Da Maranello invece non s’è scomodato nessuno. Ma lì, con Domenicali dimissionario, la priorità ce l’hanno le questioni interne.

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