Monte Carlo 1967, l’ultima chicane di Lorenzo Bandini

martedì 6 maggio 2014 · Amarcord
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Un successo alla Mille Miglia, uno alla 24 Ore di Le Mans e uno alla Targa Florio, in Formula 1 una sola vittoria e otto piazzamenti sul podio. Comunque, tanta popolarità. Il 1967 può essere l’anno della svolta. La Ferrari. Il Gran Premio di Monaco.

Lorenzo Bandini quella corsa la sente sua. Partenza eccellente. La Ferrari al comando, la numero 18. La sua. Secondo giro, l’auto che sbanda dove Jack Brabham ha perso una bella quantità d’olio. Ne approfittano Danny Hulme e Jackie Stewart. I commissari nel frattempo versano troppo filler per assorbire l’olio, Jim Clark nella polvere prende la via di fuga e scivola in fondo.

Scorrono veloci le immagini. Il differenziale che blocca Stewart, il doppiaggio di Graham Hill, quel diavolo di Hulme che non molla un metro e sta sempre in testa.

Infine, la stanchezza, 81 giri, l’uscita del tunnel, la chicane del porto a velocità insolitamente folle. Ancora l’olio. Il testacoda, l’impatto, l’incendio. Gli altoparlanti che urlano: “Accident à la chicane, accident à la chicane“. La nube di fumo. È nera, è densa. Juan Carlos di Borbone e Giancarlo Baghetti sono lì, scavalcano le transenne, richiamano i pompieri, ma gli estintori non bastano. Intanto le balle di paglia alimentano le fiamme.

Tre minuti interminabili fra le lamiere roventi. Lo sguardo smarrito di Margherita. Sono quasi le 4 del pomeriggio, è il 7 maggio.

La corsa in ospedale, le ustioni gravissime, l’intervento in sala operatoria. Tre giorni d’agonia, poi la drammatica fine. Fratture al torace, ferite alla milza, ustioni diffuse di terzo grado e il volto sfigurato.

Ma Bandini le corse le aveva sempre difese: “La vita è una questione di destino. Se devi morire, se c’è scritto che il tuo momento è quello, allora muori. Che stia correndo oppure no”.

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