Proventi e diritti: la Formula 1 li spartisce così. L’appello della Lotus: “Cambiamo”

giovedì 8 maggio 2014 · Politica
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La Commissione Europea sta valutando il Gruppo Strategia, la cosca dei top-team che decide per tutti e ha bocciato il budget-cap. Però in merito alla sopravvivenza delle squadre Gérard Lopez che comanda la Lotus comincia a fare un discorso più ampio, al di là del contingentamento delle spese, tira in ballo la disparità di trattamento nella spartizione di proventi e diritti del campionato.

Nel 2013 Ferrari e Red Bull che per prime avevano firmato il rinnovo del Patto della Concordia hanno preso 120 milioni di euro per ciascuno, Lotus ne ha avuti 40 per il quarto posto nel mondiale, Caterham appena 6 per il decimo.

È il risultato di un criterio di distribuzione dei ricavi che non dipende soltanto dai piazzamenti nel campionato. Ogni anno tutto l’utile prima di interessi passivi, imposte e ammortamenti su beni materiali e immateriali, viene ripartito in due: metà resta alle società di Bernie Ecclestone, metà va alle squadre.

Da questa metà viene detratto tout court il 2.5% che va direttamente alla Ferrari in virtù dei trascorsi storici. Il resto viene ulteriormente suddiviso in due fette uguali: la prima è assegnata in relazione all’albo d’oro secondo una gerarchia a tre categorie dove il Cavallino comunque fa ancora la parte del leone. La seconda fetta invece è quella che effettivamente si ripartisce in proporzione ai piazzamenti, per cui chi vince – o ha vinto in passato – continua a prendere sistematicamente il piatto grosso.

È comunque uno schema di distribuzione dei ricavi che Lotus ha sottoscritto due anni fa: “Ma quello che poteva funzionare all’epoca – dice Lopez – non è detto sia ancora valido oggi. Per esempio ci avevano detto che i nuovi motori sarebbero durati di più e costati di meno dei vecchi. Invece corriamo con delle unità che costano due volte tanto”.

Di qui la proposta: “Non dico che bisogna dare gli stessi soldi a tutti. Ma perlomeno fare in modo che ogni team possa sostenere un campionato degno e regalare spettacolo. Gli sponsor non investono più come facevano degli anni Novanta o all’inizio del 2000”. Perfino la McLaren gira ancora senza un logo fisso sulla macchina.

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