Quel Gran Premio in più che arricchisce tutti. Perfino la Fia

martedì 22 novembre 2016 · Politica
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La Malesia si chiama fuori, è out dopo il 2018: “Pochi ricavi che non giustificano i costi”. Ecclestone giura che un’alternativa si può trovare già domani, ma c’è un’emergenza anche più imminente perché restano in bilico tre gare per l’anno prossimo: Canada, Germania e Brasile.

C’è un giro di manovre in corso ai piani alti per cercare di tenere dentro almeno una tappa, due sarebbe un’impresa, tre una manna per tutti, perché il ventunesimo Gran Premio è quello che fa tutti più ricchi: Ecclestone, Liberty Media, squadre. E Federazione.

L’ha detto Greg Maffei, il direttore esecutivo di Liberty Media, la nuova proprietà della Formula 1, la settimana scorsa alla conferenza sui media a Barcellona:

There is a general line of interest if you increase the number of races to a point. The FIA makes more money, the teams make more money, we make more money.

Già, la Fia ci guadagna per mille motivi. Primo su tutti perché dal 2013 la tassa d’iscrizione al mondiale è proporzionale ai punti conquistati, secondo un’aliquota che cambia in funzione della posizione in classifica: 6 mila dollari per ogni punto per chi vince il mondiale, 5 mila dollari per gli altri.

Per dire: la Mercedes per iscriversi l’anno prossimo sborsa oltre 4.3 milioni di dollari a cui se ne aggiungono 500 mila come quota di base. Tasse escluse. Per cui una gara in più mette in palio dal primo al decimo posto altri 101 punti che si traducono in almeno 500 mila dollari di introiti extra.

Non solo. Pitpass.com svela che la Fia per ogni Gran Premio riceve da parte dell’organizzazione del mondiale un’agevolazione su voli e trasporto di materiali.

Oltre al fatto che l’organo di controllo sportivo del campionato prende un bonus netto di un milione di dollari per ogni gara che sfora il tetto dei 20 appuntamenti. E poi dicono che la Formula 1 arricchisce solo Ecclestone.

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