Sliding doors, da Ascari ad Alonso: le scelte di mercato più sbagliate nella storia della Formula 1

domenica 16 aprile 2023 · Amarcord
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In fondo, la vita è una strada fatta di bivi – lo insegna Sliding Doors, il film del ’98 di Peter Howitt – che non sempre conducono dalla parte del successo. Oggi Kvyat svela il rifiuto alla Ferrari che prima di ripescarlo nel 2018 per il simulatore lo voleva al posto di Raikkonen, lui invece restò alla Red Bull e si prese due volte il benservito in 16 mesi. Da Ascari ad Alonso, questi gli altri casi clamorosi di chi ha preso – per soldi o per affetto – il bivio sbagliato.

Alberto Ascari. Si separa dalla Ferrari il 30 dicembre del 1953, dopo una trattativa privata estenuante, senza mediatori, per raggiungere la Lancia che mette sul piatto un’offerta principesca. Vince subito la Mille Miglia, nulla invece in Formula 1. Comunque torna sulla Ferrari per una partecipazione straordinaria a Monza, mentre ancora aspetta che la Lancia completi l’auto.

Emerson Fittipaldi. Nel 1975 accetta il trasloco da McLaren a Copersucar, la squadra del fratello che si muove coi fondi di una cooperativa brasiliana di coltivatori di zucchero. Lo fa per motivazioni di varia natura: affettive, economiche, patriottiche. Ma è la decisione che lo rovina, in Formula 1 non vince più niente, mentre il team che ha lasciato s’aggiudica l’iride con Hunt.

Jochen Mass. Nel 1978 è in ospedale dopo un incidente con l’Ats ai test a Silverstone. Vanno a trovarlo Frank Williams, che l’anno dopo vuole schierare due macchine e cerca un pilota, e Jackie Oliver che invece lo vuole all’Arrows: “Facevo le trattative mentre ero bloccato a letto”. Si fa convincere dall’Arrows: “Mi prenderò a schiaffi per il resto dei miei giorni”.

Damon Hill. Nel 1997 preferisce pure lui l’Arrows alla Williams. Ma le circostanze sono diverse: da settembre, o forse da prima ancora, il suo posto a Grove è di Frentzen. Entra in fase discendente, ma clamorosamente sfiora la vittoria a Budapest; la perde per problemi alla pompa dell’impianto idraulico.

Jacques Villeneuve. Nel 1999 lascia la Williams per la Bar, che rifonda la Tyrrell coi finanziamenti di British American Tobacco. Dietro l’operazione c’è Craig Pollock, manager e amico fraterno dai tempi del college in Svizzera, quando Jacques studiava e l’altro era docente prima di darsi al business. Spavaldamente promettono pole e vittoria al primo Gran Premio, invece raccolgono soprattutto ritiri.

Eddie Irvine. Alla fine del 1999, dopo che la Ferrari gli ha dovuto passare i galloni di capitano per l’incidente di Schumacher, piuttosto che rientrare nei ranghi sceglie la via della Jaguar che ha rilevato la Stewart. In tre stagioni totalizza due podi, lascia quando la proprietà gli taglia 6 milioni di dollari sulla paga.

Fernando Alonso. In rotta con la Ferrari, nel 2015 torna alla McLaren che si ricongiunge con l’Honda e conta sul rilancio. La fiducia è alle stelle, invece auto e motore sono una doccia fredda, quell’anno solo Manor fa peggio.

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