Finalmente qualifiche. Anzi no: Rosberg in pole ad Austin in una sessione mozzata

domenica 25 ottobre 2015 · Gran Premi
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La furia di Patricia ancora non s’è placata, sono le 9, è domenica e piove ancora. Meno di sabato, comunque. Per cui bandiera verde, obbligo di gomme da bagnato estremo e via libera, cominciano le prove ufficiali che decidono la griglia di partenza di Austin.

Traversi, muri d’acqua, sgomitate. È spettacolo, una sessione per uomini veri. Sbatte subito Sainz che evidentemente uomo vero ancora non è: “Era la curva con più acqua di tutto il circuito, con le barriere più vicine di tutto il circuito”. Pazienza. Il giro super lo fa Ricciardo, esce vincente dalla mischia della prima eliminatoria. E in un certo senso esce vincente anche Vettel perché malgrado la piallata sul muretto non fa danni e resta d’un soffio sopra l’asticella dell’eliminazione.

Seconda manche, la Fia pretende ancora le full-wet. Altri traversi, altro rally. Non vuole esimersi nemmeno Hamilton, fa un testacoda completo nella curva 10 dove stanno sbagliando tutti, Raikkonen, Kvyat, Bottas, Hulkenberg e un’altra volta Vettel.

Aumentano pioggia e vento, si torna dentro, finisce in sordina l’altro segmento di qualifica. Piove per tutti tranne che per le Mercedes che danno un secondo a tutti. E tranne che per le grid girls a cosce, braccia e pance nude per contratto.

C’è una pausa, va in pista Maylander con la safety car a fare un giro di controllo, qualche rischio se lo prende pure lui. Le provano tutte i commissari, pure un mezzo di servizio per soffiare via l’acqua con le turbine, è un’idea che viene dalla Nascar e piace anche alla Fia che vuole esportarla in Formula 1.

Slitta di altri cinque minuti il via dell’ultima sessione, le Mercedes già si stanno fiondando in pit lane, bisogna riportarle indietro nel garage. Ci vorrebbe un altro rinvio, ma il tempo non c’è, la gara s’avvicina, la scaletta prevede troppi impegni che l’organizzazione non vuole accavallare. Si chiude qua, la terza manche non comincia. Pole di Rosberg davanti a Hamilton, la terza consecutiva, poi le Red Bull e le Force India. La Ferrari deve sempre scontare quelle dieci posizioni di retrocessione per il nuovo motore.

In tutto questo, il pubblico sotto ombrelli e k-way non fa una piega: eroico. E dicono che agli americani la Formula 1 non piace.

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