Monza, il caso: Vettel in “slow-motion” dopo l’Ascari, non c’entra il motore

martedì 14 settembre 2010 · Gran Premi
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Al giro 20 del Gran Premio d’Italia, Sebastian Vettel lascia “qualcosa come 3 o 4 secondi” fra la variante Ascari e la parabolica. E Mark Webber che lo tallona ne approfitta per guadagnare una posizione con un sorpasso facile facile che non passa inosservato nella settimana della liberalizzazione implicita dei giochi di squadra.

Anche perché quando la regia internazionale dà il team-radio di Vettel che lamenta un calo di potenza, l’allarme è già rientrato e il tempo sul giro si è ristabilito.

Dirà Seb in parco chiuso: “Per fortuna il problema si è risolto da solo, io ho recuperato quello che avevo perso e alla fine ho portato comunque a casa il massimo che potessi raccogliere, il quarto posto”.

La spiegazione che dà Chris Horner dopo il briefing della sera esclude l’anomalia al motore: “All’inizio pensavamo che una visiera a strappo fosse finita dentro l’airscope (la presa d’aria che va a raffreddare il motore, ndr). Invece erano i freni”.

Più precisamente, l’effetto transitorio di un bloccaggio delle pinze: “Forse – aggiunge Horner – è stato un salto troppo violento sui cordoli, per cui l’impianto ne ha risentito e ha frenato la macchina”.

Plausibile, perché Vettel ha avvertito il problema in uscita dall’Ascari, dove il passaggio sul cordolo è più aggressivo. Ma non è il primo intoppo nel sistema frenante della Red Bull.

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