Nuvolari, il mantovano volante che non sapeva guidare l’ambulanza… e invece offese il Fuhrer

martedì 11 agosto 2015 · Amarcord
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Viene sepolto con gli abiti che per scaramanzia ha sempre indossato in corsa, il maglione giallo, i pantaloni azzurri e il gilet di pelle marrone. Portano il feretro anche Alberto Ascari, Gigi Villoresi e Juan Manuel Fangio; alle esequie partecipano in cinquantamila.

Tazio Nuvolari muore per ictus l’11 agosto del 1953. La malattia lo debilita, lui non fa in tempo ad affacciarsi in Formula 1, ma per Ferrari resta “il pilota” per eccellenza, una leggenda indelebile sulle moto e sulle auto, “il più grande del passato, del presente e del futuro” secondo Ferdinand Porsche.

Guida le ambulanze nella prima guerra mondiale, si racconta di un ufficiale che sprezzante gli dice: “I feriti portali a piedi. Guidare non è il tuo mestiere”.

Invece Nuvola diventa il mantovano volante, fenomenale, dotato, sensibilissimo alla guida. Soprattutto, coraggioso ai limiti del dolore. E dell’oltraggio, perché resta un’impresa storica – sportivamente e politicamente – la vittoria del 28 luglio del ’35 al Nurburgring, a dispetto di un copione già scritto che deve celebrare il sorpasso della Germania ai danni dell’Italia, la sconfitta tecnologica delle marche italiane ad opera di Mercedes e Auto Union, a favore delle quali la Germania di Hitler ha stanziato 450 mila franchi per sovvenzionare lo sviluppo delle auto da corsa.

Il pronostico di Neubauer, il capo della Mercedes, è insolente: “Nuvolari ha un glorioso passato, ma il presente e il futuro appartengono ai piloti del Fuhrer”. Invece, Nuvolari sull’Alfa Romeo – la P3 di Vittorio Jano, 225 cavalli contro i 500 della concorrenza – li fa a pezzi, viene fuori alla distanza, con il sorpasso all’ultimo giro su von Brauchitsch che ha chiesto troppo alle gomme per conservare vantaggio.

La Germania nazista è sconfitta in casa, sotto i vessilli della croce uncinata. Hitler è costernato, come nel ’33 quando Varzi aveva sbaragliato i tedeschi all’Avus. Adolf Huhnlein, il comandante dei Corpi Motorizzati Nazionalsocialisti, strappa con rabbia il discorso che ha già scritto.

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