Fia, Ecclestone e squadre: quella lotta di orgoglio e potere a colpi di modifiche sulle regole

sabato 30 luglio 2016 · Politica
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Si fa fatica a starci dietro a tutti i ripensamenti sulle regole. Tant’è che Alonso in Germania ai giornalisti dice: “Io ormai ho rinunciato, ogni gara cambia qualcosa, adesso per esempio siamo tornati più o meno alle regole di un anno fa”.

C’è un braccio di ferro in corso, una guerra di orgoglio e potere contorta e distruttiva in cui si delineano alleanze trasversali da fantascienza: le squadre in trincea con Ecclestone, per esempio, per mettere alle strette la Federazione.

L’hanno avuta vinta su un punto che insieme avevano difeso: a Hockenheim le conversazioni via radio sono un’altra volta ammesse, la Fia invece giusto a Budapest aveva confermato il divieto pur rilassandolo in pit lane. Adesso le restrizioni restano in vigore per il giro di formazione, i piloti devono trovare il punto di stacco della frizione autonomamente senza la guida dei box, in base alla direttiva che è scattata in Belgio l’anno scorso. Per il resto, liberi tutti.

Horner distribuisce contorsionismi linguistici: “La Formula 1 è uno sport di squadra, stavamo privando il pubblico di qualcosa perché ingegneri e piloti non si dicevano più niente”. Perciò anche Ecclestone premeva affinché si riaprisse il flusso di comunicazione a beneficio della regia internazionale. Ma Rosberg giustamente a Budapest ricordava che il divieto era nato “perché i tifosi dicevano che ci facevamo guidare dagli ingegneri”. E la Fia aveva agito di conseguenza.

La Fia che giovedì nel meeting di Ginevra ha perso anche sull’halo. Pure questa è una faccenda politica perché evidentemente Place de la Concorde ne ha fatto una questione di orgoglio e per ripicca s’è fatta valere altrove, dove poteva, e cioè sul rispetto tassativo dei limiti pista.

Il Gruppo Strategia invocava deregulation perché un pilota che sconfina sul cordolo fa show. Ma in certe curve guadagna decimi importanti. Perciò “un regolamento troppo rilassato – le parole di Whiting – sarebbe inappropriato. Sarebbe come autorizzarli a correre su una pista diversa, non lo possiamo contemplare”.

Per cui la Fia con i sensori che debuttavano a Budapest mantiene l’approccio: cancellazione dei tempi in qualifica e tre ammonizioni in gara per chi eccede alla curva 1 dove “nelle prove libere – recita la nota di Whiting – i piloti non hanno fatto nessuno sforzo per restare nei limiti”. Per la cronaca: qualcuno di cui la Fia non fa il nome è uscito 14 volte, 14.

È una politica di rigore che comunque non piace alle squadre. In Germania i team cavalcano quest’onda anomala del sostegno di Bernie e con Bernie fanno massa critica. Non è detto che l’abbiano vinta. E Alonso chiude così: “Quando mi metterò in macchina mi farò dire le novità e come mi devo comportare. Intanto non ci perdo il tempo”.

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