Quel sospetto sulla doppia batteria della Ferrari: un ex di Maranello ha fatto la spia

lunedì 28 maggio 2018 · Tecnica
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L’ultimo caso di squalifica per illecito tecnico è del 2005, la Bar con il doppio fondo nel serbatoio per viaggiare sottopeso. Di truffe – e possibili ignominiose sanzioni pecuniarie e sportive – s’è tornato a parlare a Monte Carlo, nel mirino: la Ferrari.

Il sospetto è che Maranello impieghi un trucco sulla seconda metà della batteria del motore per aggirare le restrizioni sul limite di accumulo e impiego di energia elettrica. E incrociando le interviste emerge che la soffiata è partita da Lorenzo Sassi, ex del Cavallino, capo progettista al reparto motori: è l’uomo che l’anno scorso ha perso il posto per un altro caso dubbio, la controversia sull’impiego dell’olio nella benzina.

Charlie Whiting a Monaco svelava che la pulce risale a Baku, a metterla nell’orecchio della Fia è andato direttamente James Allison, il direttore tecnico delle frecce, ex del Cavallino pure lui.

In pratica il motore della Ferrari ha un sistema di accumulo dell’energia che si differenzia da quello degli altri per una caratteristica fondamentale: ha la batteria divisa in due parti, per cui ha due uscite. Non è un reato, del resto la Ferrari impiega questa soluzione dal 2014, cioè da quando è partita l’era ibrida.

Ma oggi qualche conto non torna, secondo le accuse un sistema del genere può bypassare i sensori ufficiali attraverso la modulazione strategica della resistenza tra i due terminali di uscita, così da rilasciare picchi di potenza sopra il limite dei 120 kW, con un guadagno teorico – stima la stampa inglese – di tre decimi al giro.

Al di là della credibilità dei numeri, è un’accusa pesante. La Fia a questo proposito ha ispezionato le rosse subito a Baku e di nuovo a Barcellona. Dice Whiting:

Ferrari showed us things that helped satisfy us that they were inside the rules. We first looked at data, digging quite deep. We had to understand whether Ferrari’s explanations were valid.

Ma il tarlo è rimasto, di qui la richiesta – anzi, l’obbligo – di caricare un software diverso a scopo di monitoraggio per il Gran Premio di Monte Carlo. Software che – fa sapere Racefans.net – la Fia invece non ha imposto all’Alfa Sauber nonostante usi lo stesso motore e lo stesso ers.

Whiting ha guardato i dati di prove e qualifiche sabato sera. E s’è detto convinto. Ma il caso non è chiuso perché per il Canada la Fia chiede di aggiungere altri sensori per vederci meglio. Lo anticipava Whiting domenica sera:

What we’ll have for Canada will be a better system which will help us get things done much quicker than we had to. It’s taken us a couple of races to get to the bottom of it.

Nel frattempo la grana della Ferrari viene dall’affidabilità: prima di Monaco sulla macchina di Raikkonen è stata installata la seconda centralina, alla terza scatta la retrocessione in griglia di dieci posti. E non è una bella prospettiva visto che il mondiale non è nemmeno a due terzi.

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