Aida, Anderstorp, East London, Watkins Glen e le altre: le piste dimenticate più affascinanti e sperdute

giovedì 11 ottobre 2018 · Amarcord
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Jarama. Madrid vuole un circuito internazionale da opporre al Montjuic di Barcellona, così nel 1968 commissiona a John Hugenholtz una pista a San Sebastian de los Reyes. Il circuito per l’epoca è sicurissimo. Ma strettissimo. L’ultima edizione è del 1981, prima di cedere la tappa spagnola a Jerez de la Frontera.

Kyalami. In Sudafrica, a 25 chilometri da Johannesburg. La Formula 1 per sei anni si tiene alla larga fra il 1986 e il 1991 a causa della politica dell’apartheid, ci torna nel 1992 e trova una pista tutta nuova, perché per fare cassa la proprietà ha venduto alla municipalità i terreni dei box e ha ridisegnato il circuito a sud conservando solo due curve e invertendo il senso di percorrenza.

Mont Tremblant. In Canada, nasce negli anni Sessanta, per creare lavoro e turismo estivo la stazione sciistica di Sainte Jovite in Quebec si dota di un circuito automobilistico sulla sponda ovest del fiume del diavolo. La pista è irregolare, infida, non può durare. Il proprietario oggi è il papà di Lance Stroll.

Watkins Glen. Nei pressi del lago Seneca nello stato di New York, nasce nel 1953 quando Cameron Argetsinger decide di congiungere le stradine locali e sposta le corse in collina dopo un incidente mortale in città. Il disegno è pericolosissimo, subisce una rivisitazione significativa. Ospita venti edizioni, resta indissolubilmente e drammaticamente legato all’incidente orribile di Cevert nelle qualifiche nel 1973 all’entrata delle esse in salita.

Zandvoort. In Olanda, oggi studia il rientro, manca nel mondiale dal 1986, l’anno in cui fallisce la compagnia che gestisce la pista; il circuito sopravvive al tracollo, ma il tratto tra la vecchia Marlborobocht e la Bosuit è soppiantato da un villaggio vacanze.

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