Il colpaccio di Penske che compra l’Indycar. Come se la Ferrari comprasse la Formula 1

mercoledì 6 novembre 2019 · Fuori tema
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Resta da finalizzare la compravendita, ma l’accordo è nero su bianco: Roger Penske a 82 anni rileva l’Indycar e l’autodromo di Indianapolis da Hulman and Company di Tony George, formalizza un passaggio epocale per le corse americane, una mossa politica rilevante perché lui chiaramente alle gare ci partecipa pure.

Come se la Ferrari si comprasse la Formula 1. E in effetti stava per succedere: Rupert Murdoch nel 2011 lavorava a un piano finanziario per acquisire attraverso News Corporation i diritti dalle società di Ecclestone in collaborazione con Exor della famiglia Agnelli. Poi non se n’è fatto niente: uno, perché Ecclestone non voleva vendere; due, perché Murdoch è affondato quando è venuto alla luce il maxi scandalo di corruzione e intercettazioni illecite per arrivare agli scoop.

A una società di media pensava pure l’Indycar, sulla falsariga della cessione della Formula 1 a Liberty Media. Alla fine invece in qualche modo resta tutto in casa. E Penske sul possibile conflitto d’interessi dice:

I know what my job is, and hopefully I’ve got enough credibility with everyone that we can be sure that there is not a conflict. And I’ll do my very best to be sure there isn’t. If you think there is, I know that you folks will tell me pretty quick. So I’ve got a lot of guys watching me.

Come prospettiva, alla concorrenza piace. A Ganassi e Andretti per esempio. E alla McLaren che per il 2020 potenzia l’impegno con la partecipazione a tempo pieno in partnership con il team Schmidt Peterson. Scrive Zak Brown:

I cannot think of a better owner than Roger Penske and his corporation to ensure the growth and future of IndyCar. His business acumen and dedication to the sport and passion for the Indianapolis Motor Speedway are second to none. High confidence in IndyCar’s bright future.

E il punto sta esattamente qua: il futuro. Penske salva la baracca dal tracollo, assicura gli investimenti per i quali la proprietà precedente non aveva più mezzi. Non a caso il catino di Indianapolis entra nel piano per un rilancio anche immobiliare. Senza escludere il ritorno della Formula 1:

What can we use this for? Can we run a 24-hour race here? Can we run a Formula 1 race here? What are the things we can do? This is a great asset. So I look at all of these across the board to see what can we do.

A Indy la Formula 1 nel 2005 ha scritto una delle pagine più controverse della storia, l’oltraggio del ritiro collettivo delle squadre con le gomme Michelin. Ci manca dal 2007, nel frattempo ha scoperto Austin e lavora per Miami. Ma la prospettiva del ritorno può fare anche l’interesse di Liberty per allargare il bacino in America. Per dirla come Ecclestone: “In tutto il mondo la gente sa cosa significa Indianapolis. A noi serve un posto così”.

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