Quel vecchio dibattito sulle vie di fuga nei circuiti di Formula 1: asfalto o sabbia, cos’è meglio?

venerdì 26 febbraio 2021 · Dal paddock
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Barcellona riconfigura la curva 10 e aggiunge la sabbia alla via di fuga, in questa direzione sta lavorando anche Spa in vista del mondiale endurance nel 2022.

Già la rimodulazione del calendario nel 2020 ha riportato il campionato su certe piste old style – Mugello, Imola, Portimao e Nurburgring – con le vie di fuga in sabbia e ghiaia anziché in asfalto. Riproponendo un vecchia controversia che tocca sicurezza e spettacolo.

La sabbia: trova la sua ragion d’essere nella storia delle corse, deve frenare le auto in caso di avarie. Che oggi non sono escluse, ma oggettivamente sono diventate poco frequenti. Oltre al fatto che la sicurezza passiva, delle scocche e delle barriere, fa sempre progressi.

L’asfalto allora: per non giocarsi qualche protagonista che altrimenti finirebbe per impantanarsi, come Verstappen a Imola l’anno scorso. O peggio, per capottare. A questo proposito, Wurz nel 2019 a nome del sindacato dei piloti diceva:

Sometimes gravel is actually dangerous, like you saw in Melbourne with Alonso, who slid sideways into gravel. Then you fly into the air, so we lose control of the car even more.

Ma anche perché i sassolini delle vie di fuga costituiscono un pericolo quando vengono portati sulla pista. Tipo con Grosjean che al Nurburgring s’è quasi fratturato un dito.

Il punto è che sull’asfalto chi sbaglia non paga. O si prende troppe libertà coi limiti della pista. A settembre spiegava Ross Brawn:

There is a constant battle to stop drivers abusing track limits. You don’t abuse track limits if you end up in the gravel. They do if it’s asphalt.

Ma per questo, in fondo, esistono i sensori: onesti e infallibili. Perciò alla fine Brawn ribaltava la questione:

If you go into a corner knowing the worst thing that will happen is you’re run over asphalt and re-join, you will commit more to the corner.

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