Imola, l’incidente fra Russell e Bottas al Tamburello: i danni, le colpe e gli istinti primordiali

giovedì 22 aprile 2021 · Gran Premi
tempo di lettura: 2 minuti

Il conto dei danni materiali è presto fatto: l’incidente di Imola tra Bottas e Russell rischia di portare severe ripercussioni sulla stagione e sullo sviluppo tecnico della Mercedes.

Rifletteva Wolff: “Con l’adozione del tetto di spesa abbiamo serie limitazioni. Quella è una macchina tutta da buttare”. Tutta no, ma il motore è pregiudicato, Andrew Shovlin ammette che diversi componenti non sono riparabili e vanno sostituiti.

C’è un retroscena di istinti primordiali dietro il fattaccio alla frenata del Tamburello, una specie di regolamento di conti. Russell dice che Bottas “mai avrebbe messo tutta questa ostilità contro un altro”. È anche plausibile il viceversa, che Russell tutta quella foga mai l’avrebbe messa se l’avversario non fosse stato Bottas. Che tiene sempre il culo sul sedile a cui lui ambisce.

Bottas viene da 30 giri penosi, il muretto lo martella via radio, lui difende ogni centimetro di pista. Deve, perlomeno per questione di reputazione. Russel vede un’opportunità e vuole sfruttarla. Deve, anche lui, per questione di reputazione: vuole sverniciare, sbeffeggiare, schiacciare. Come a Sakhir, a parità di mezzo l’anno scorso.

Raikkonen dal camera car inquadra tutto: Bottas non agevola, ma nemmeno ostacola. Russell invece l’accusa di aver violato quell’accordo che vieta di cambiare linea in frenata. Di qui l’incidente. E Ross Brawn, da osservatore esterno la vede come lui: “Mi pare che Bottas non abbia lasciato spazio”. Ma per i commissari è incidente di gara: “Nessuno dei due ha fatto manovre imprevedibili”.

Finisce male e poteva finire peggio. Russell cancella l’escandescenza – e lo schiaffo sul casco, in controreplica a Bottas che gli caccia il dito medio – con quattro righe di scuse. Chiaramente pilotate, da Wolff che prova a ristabilire la serenità nel gruppo allargato della famiglia Mercedes.

Bottas, Brawn, Imola, Mercedes, Russell, T. Wolff,