Via i commissari: così l’intelligenza artificiale può (davvero) assegnare le penalità in Formula 1

sabato 23 settembre 2023 · Tecnica
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Diceva Lauda che le questioni fra piloti dovrebbero vedersele i piloti, da soli e senza commissari di mezzo. Sono trascorsi anni, e peraltro sull’applicazione coerente e credibile del regolamento il dibattito ciclicamente si riapre, ora alla luce dell’episodio di Vestappen che nelle qualifiche di Singapore crea impedimento a Tsunoda e viene solamente ammonito, per manifesto e dichiarato errore della Fia, laddove su casi simili s’era intervenuto con la retrocessione sulla griglia di partenza.

Suggerisce Hamilton: “Forse è il caso di cominciare a pensare all’intelligenza artificiale”. È una provocazione, ma nemmeno tanto: medicina, ingegneria, guida autonoma, domotica, controlli anticrimine, previsioni per gli acquisiti, prevenzione delle frodi, è infinita la lista delle applicazioni dell’intelligenza artificiale, fino ai processi decisionali, inclusi quelli disciplinari nello sport. Tant’è che Soccerment, il principale fornitore mondiale di analisi calcistiche, prevede si possa “arrivare al punto in cui non avremo più bisogno di un arbitro” in campo di qui a trent’anni.

La Formula 1 magari è anche più avanti, l’intelligenza artificiale già supporta simulazioni e sviluppi: non è fantascienza una sperimentazione sulla fattibilità di trasferire il giudizio sportivo dall’uomo alla macchina, a valle di un addestramento attraverso algoritmi di apprendimento delle disposizioni pregresse. Che la Fia, guardando in lungo, normalmente già raccoglie nella banca dati a supporto dei suoi commissari, dalla quale non a caso ha decretato di rimuovere il verdetto di Singapore perché non rappresenta la prassi.

In effetti, c’è una base robusta per creare valore attraverso i dati che la Formula 1 già acquisisce – telemetria, immagini, rilevamenti gps – e individuare correlazioni impraticabili per la mente umana, costruendo una conoscenza allargata con diversi punti a favore.

Primo, sbrigare le pratiche in tempi rapidi, cioè entro le sessioni di gara e le trasmissioni delle televisioni.

Secondo, trovare soluzioni ragionevoli a problemi nuovi: sempre Verstappen, e sempre a Singapore, per crearsi spazio in qualifica ha ostruito per 14 secondi la pit lane e n’è uscito impunito, semplicemente perché nessuno ha trovato un precedente di riferimento.

Terzo, rimuovere la componente emotiva, se non altro a scanso di sospetti. Perché Gunther Steiner a luglio diceva che su certe scorrettezze le penalità dipendono sempre “da chi le fa”.

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