Siamo stati a Madrid alla mostra ufficiale della Formula 1, vi diciamo com’è (e perché può deludervi)

domenica 9 aprile 2023 · Fuori tema
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Da Madrid – Dal 24 marzo al 4 giugno ai padiglioni dell’Ifema di Madrid c’è la prima mostra ufficiale sulla Formula 1, i biglietti costano 18 euro per gli adulti, 13.50 fino a 13 anni, ma ci sono varie opzioni per pacchetti famiglia.

È una nuova linea di business nel piano di Liberty Media che non lascia strade inesplorate e arriva dove non arrivava nemmeno Ecclestone che a spremere lo sport non era secondo a nessuno.

C’è il rottame carbonizzato dell’Haas di Romain Grosjean, è il pezzo forte della collezione perché testimonianza evidente e indiscutibile del progresso tecnologico della Formula 1. Tutto il resto a confronto chiaramente non fa altrettanto impatto: l’Alpha Tauri di Gasly del 2020, la Ferrari di Berger dell’88, una Lotus del ’68, il kart di Hamilton, vari caschi, tute d’epoca, parti meccaniche e parti aerodinamiche. E una cosiddetta hall of fame coi busti dei più grandi, fra i quali non è chiaro perché manchino Vettel e Piquet e invece ci sia Alonso che di titoli ne ha vinti di meno, ma forse è deferenza verso la Spagna che ospita l’evento.

Fin qui la componente materiale. Quella immateriale sono video tutorial e audioguide, in parte accompagnano i tasselli della mostra e in parte no. Ma soprattutto, alcuni sono né più né meno quello che offrono i canali ufficiali. Tipo, Hakkinen che spiega il giro perfetto a Spa, come potrebbe benissimo spiegarlo su YouTube.

Ma pure la galleria che proietta i grandi duelli, grandi solamente a giudizio di chi li ha scelti e li ha scelti male, omettendo lo scontro fra Villeneuve e Arnoux, per dirne uno, e infilando piuttosto quello fra Coulthard e Schumacher a Magny Cours nel 2000. Del resto, fa scena perché c’è un dito medio di mezzo. Ma nel sottotitolo il verso di percorrenza del tornante è invertito. Epic fail.

La sala d’uscita promette l’esperienza del muretto dei box, uno si aspetta chissacché e invece gli proiettano altri video a cazzo su schermi a millemila pollici e gli sparano a palla i rumori della pista.

Finisce con una sensazione spiacevole di attese disilluse, l’appassionato vero scopre poco perché questa è una fiera pensata per il tifoso medio. Quello che Liberty sta disperatamente inseguendo stravolgendo la struttura dello sport e facendo della spettacolarizzazione il proprio mantra.

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