Maria de Villota, era sorriso e determinazione: “La vita è un dono”

venerdì 11 ottobre 2013 · Dal paddock
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Alonso l’ha saputo a Suzuka alla fine delle prove libere: “Devo fermarmi un attimo”. A 33 anni se n’è andata Maria de Villota. Era a letto, l’ha trovata il suo agente in una camera d’albergo a Siviglia. La famiglia scrive: “È dovuta andare in paradiso dagli angeli. Siamo grati a Dio per averla lasciata con noi un altro anno”. La vita di Maria era cambiata il 3 luglio del 2012 a Duxford, nel test con la Marussia, quando la macchina era andata a sbattere contro la rampa di carico del camion del team.

S’era salvata, ma l’impatto le aveva condannato l’occhio destro, oltre a comportarle una serie significativa di traumi cerebrali che un po’ alla volta la stavano portando verso la fine: “Soffro di fortissimi mal di testa. Non so per quanto dureranno, forse per sempre”. Ma a Duxford il suo approccio con la vita aveva preso una svolta:

Prima dell’incidente esisteva solo la Formula 1, le macchine, la competizione. Non sapevo vedere cosa conta davvero nella vita. Ho solo un occhio, non avverto gli odori se non quelli fortissimi. Ma percepisco più cose rispetto a prima.

A Siviglia ne avrebbe parlato ancora, alla presentazione della sua biografia che non a caso si chiama La vita è un dono. È il messaggio più forte che lascia al mondo, la lezione che resta impressa prima di tutto negli ambienti del paddock, dove non è mai riuscita a entrare in via ufficiale: “Ma la sua determinazione – dice Martin Whitmarsh – si espande dalla Formula 1 a tutti gli altri sport. L’immagine di Maria, quest’anno a Barcellona, circondata da decine di bambini, racconta una grande storia, non solo dentro i confini del nostro mondo“.

Monisha Kaltenborn della Sauber, che con Maria faceva parte della commissione della Fia per le donne nell’automobilismo, appunta: “Da lei possiamo imparare ad avere più forza nella vita. Perché non c’è un solo momento in cui io non la ricordi senza un sorriso. Non importava quello che le era successo, il sorriso c’era sempre”.

Ricorre in tutti i ricordi, il tema del sorriso, nelle parole di Fernando Alonso, Jenson Button, Pedro de la Rosa, Carlos Sainz, Susie Wolff. Ed è l’immagine più forte che sopravvive.

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