Marko, de Vries, la Red Bull e quelle scelte “d’impulso” (nel bene e nel male)

giovedì 13 luglio 2023 · Mercato
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Un colpo di fulmine, nel senso di quelli d’amore, a settembre gli aveva spalancato le porte della grande famiglia della Red Bull. Un colpo di fulmine, nel senso di quelli inclementi che tirava Giove, adesso lo polverizza e l’espelle. Praticamente, nell’arco di dieci mesi Nyck de Vries vive sulla sua pelle il bene e il male delle azioni d’istinto che regolano il mondo delle corse e che Lucas Di Grassi richiama in un tweet:

When you axe a driver after 10 races it shows the process of making the hiring decision is wrong. Motor racing relies too much on instinct or “one lap” or “one race result” instead of looking the long term norm of a specific driver. So much methodology and data to make the car faster, so little to choose the right race driver.

Con effetto immediato, l’ex bambino prodigio del programma della Mercedes viene scaricato dall’Alpha Tauri, dopo dieci gare, zero punti e un dodicesimo posto come miglior risultato. Non che Tsunoda nel confronto diretto abbia fatto meglio, visto che di punti ne ha due. “Ma con de Vries non abbiamo visto miglioramenti”, fa sapere Helmut Marko.

Che a Silverstone svelava un retroscena sull’ingaggio e cioè che Christian Horner fin dal primo momento fosse contrario: “Non è mai stato un suo fan. A questo punto devo dire che aveva ragione”.

Nella forma e nella sostanza, è un licenziamento che ripropone i metodi impietosi della caserma della Red Bull, come li hanno patiti Liuzzi, Bourdais, Speed, Buemi, Alguersuari, Vergne, Kvyat, Gasly e Albon, ma anche Ricciardo che nel 2018 trovò il coraggio di sottrarsi al giro spietato dell’energy drink.

È un curioso gioco del destino che adesso lo riporta in sella, subito a Budapest il 23 luglio: il figlio prodigo – che a novembre è rientrato in Red Bull per fare la terza guida – martedì girava a Silverstone nei test di Pirelli mentre si compiva il destino avverso di de Vries e in un certo senso anche quello di Liam Lawson. Al quale Marko non ha mai seriamente pensato per una promozione dalla panchina alla pista.

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