Ruggenti vittorie, ma anche clamorose boiate: i momenti migliori (e quelli peggiori) di Vettel in Ferrari

sabato 12 dicembre 2020 · Amarcord
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Come Alonso e Prost, lascia Maranello con la valigia vuota anche Vettel, che doveva rappresentare la risposta di Marchionne a Hamilton. E soprattutto, la reincarnazione del messia a giudicare dalla fabbrica di entusiasmo che all’inizio l’accompagna sulla stampa. Questi i momenti cruciali in pista. Non tutti brillanti.

Sepang 2015. Il quarto successo personale di Vettel in Malesia è il primo con la Ferrari, che non aveva ancora vinto con l’ibrido. La gestione delle mescole fa la differenza con la Mercedes che fa una sosta in più.

Singapore 2015. La safety car per l’incursione di uno spettatore ubriaco cancella tutto il lavoro di Vettel, comunque non gli impedisce di vincere. La Ferrari mette troppo entusiasmo nei festeggiamenti, Arrivabene deve scrivere una lettera di scuse.

Spielberg 2016. La Ferrari spinge al limite la vita delle gomme, la posteriore destra esplode, Vettel si gira e sbatte in rettilineo. L’azzardo sulla strategia dei pneumatici è doloroso, come già a Spa nel 2015.

Monte Carlo 2017. È squillante la doppietta, ma la strategia fa pensare a uno sgarro a danno di Raikkonen per agevolare Vettel al cambio gomme. Arrivabene sintetizza: “È il risultato che vuole l’azienda”.

Baku 2017. Hamilton è lento sotto safety car, Vettel lo tampona, si sente provocato e reagisce con una mattata, l’affianca e gli dà una ruotata. Presenta le scuse solo una settimana dopo, è la scappatoia a un possibile procedimento giuridico che poteva finire con la squalifica. Con quella follia, e lo stop-and-go per guida pericolosa, Vettel lascia per strada un’opportunità.

Singapore 2017. Non è sveglio Vettel dalla pole, cerca una mossa estrema per proteggersi, chiude in direzione di Verstappen mentre Raikkonen passa a filo col muretto: spazio per tutti non ce n’è, l’esito è un autoscontro infausto.

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