Ruggenti vittorie, ma anche clamorose boiate: i momenti migliori (e quelli peggiori) di Vettel in Ferrari

sabato 12 dicembre 2020 · Amarcord
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Sakhir 2018. Vettel tira fino al traguardo con gomme logore, addomestica Bottas e vince. Più che una scelta tattica, una necessità: al cambio gomme di Raikkonen s’infortuna un meccanico, il muretto perde la finestra utile per la sosta.

Silverstone 2018. Con “una carica da leone”, parole di Arrivabene, Vettel fa un sorpasso imponderabile su Bottas alla curva di Brooklands per riprendersi la prima posizione e andare a vincere. È uno degli ultimi guizzi da applausi.

Hockenheim 2018. È acida la pioggia, prende Vettel alla sprovvista, la Ferrari s’insabbia penosamente. Un regalo grosso così alla Mercedes di Hamilton.

Montreal 2019. Vettel va lungo, rientrando ostacola Hamilton che l’incalza. Taglia il traguardo da leader, ma è retrocesso secondo. Dopodiché, fa seguire intemperanze plateali in parco chiuso: non porta l’auto sotto il podio, salta le interviste a caldo, per protesta scambia i cartelloni coi numeri all’arrivo. La Ferrari chiede un riesame sconclusionato che la Fia facilmente rigetta.

Singapore 2019. Leclerc fa il pit stop da leader, ma rientra dietro a Vettel. Che al giro precedente ha cambiato le gomme per anticipare Hamilton e così mette a segno un doppio undercut. Vincente. Al di sopra degli interessi dei singoli, matura per la Ferrari la doppietta più inaspettata.

Interlagos 2019. È un episodio pruriginoso, la collisione sul dritto fra le Ferrari. Una e una sola, la chiave di lettura: un contrasto intestino che è sfuggito di mano, in cui entrano anche la scia negata a Monza e il patto violato a Sochi.

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