E un anno se ne va: record, pasticci e (pochi) sorpassi. Cosa resterà del 2015

martedì 29 dicembre 2015 · Amarcord
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Il retro podio di Austin. Rosberg sta seduto e non dice una parola, Hamilton gli tira il cappellino del secondo classificato, lui lo vive come un affronto, con rabbia e fastidio glielo rilancia.

Le folate di vento. Due sono. O almeno così dicono. Una se la becca Rosberg ad Austin quando si gira e regala la vittoria a Hamilton. L’altra è quella che secondo la versione ufficiale della McLaren provoca lo schianto di Alonso ai test di Barcellona. Balle, ribatte Alonso quando incontra i giornalisti un mese dopo. Diversi aspetti non tornano. Circola l’ipotesi di una scarica elettrica dal sistema di recupero dell’energia.

I patemi dell’Honda. Retrocessioni su retrocessioni, penalità su penalità. Comincia nel peggiore dei modi la nuova era della McLaren. Solo Manor fa peggio. Alonso a Suzuka urla via radio mentre tutti l’infilano: “Imbarazzante”. E ancora: “Un motore da Gp2”. La sua foto mentre prende il sole in qualifica a Interlagos diventa il simbolo di un anno da scordare.

La frode di Volkswagen. Che apparentemente non c’entra niente con la Formula 1, ma il caso del software che taroccava le emissioni un impatto l’ha avuto anche nel paddock perché quelli erano i giorni in cui il gruppo doveva tirare le fila per deliberare il debutto in Formula 1, forse con l’Audi in partnership con Red Bull. E poi sono esplose questioni più serie.

Jules Bianchi. Se n’è andato una sera d’estate, non aveva mai ripreso conoscenza dopo l’incidente di Suzuka, non aveva dato quei segnali confortanti di speranza. Alla stampa francese, il papà qualcosa l’anticipava, forse il peso di una decisione: “Una volta parlavamo di Schumacher. Mi disse che se avesse avuto un problema simile, per lui sarebbe stato molto difficile. E non l’avrebbe accettato”.

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